La felicità in azienda. La sfida imprenditoriale del futuro

naturaPeople, Planet, Profit: potrebbero essere queste tre P, una delle chiavi per la ripresa economica. Si è svolto, infatti, nell’ambito di “SEP Green Revolution” nei padiglioni di “PadovaFiere”, il convegno inaugurale “Believe in the future: invest on happiness to support economic development” (“Credere nel futuro: investire sulla felicità a sostegno dello sviluppo economico”), per iniziativa del Centro Studi Qualità Ambiente presso il Dipartimento Ingegneria Industriale dell’Università di Padova.
Partendo dalla valutazione della situazione economica del nostro Paese, sono stati proposti modelli di sviluppo, che si pongono, come obiettivo, la felicità dell’essere umano anche nell’ambiente lavorativo.
“PadovaFiere” ha inaugurato così, alla vigilia della prima Giornata Mondiale della Felicità proclamata dalle Nazioni Unite, la “quattro giorni”, dedicata alle tecnologie per la sostenibilità ecologica (www.seponline.it) in collaborazione anche con la Settimana dell’Ambiente, promossa dalla Regione Veneto.
“Questa attività fieristica è fondamentale per mettere in relazione ambiente e azione normativa ”- ha dichiarato l’assessore all’ambiente della Regione Veneto, Maurizio Conte – E’ un’opportunità, che dobbiamo cogliere in una prospettiva di sviluppo economico ed incentivazione per le nostre imprese, della certificazione dei nostri prodotti e quindi della qualità.”
Ad aprire il dibattito, Antonio Scipioni, responsabile Centro Studi Qualità Ambiente Università di Padova, che ha posto l’accento sull’importanza dell’happiness aziendale come investimento per il futuro: ’“E’ importante capire che non sempre il concetto di felicità e di aumento del reddito sono paralleli e ci auguriamo che il futuro sia diverso dal passato.”
In un’ottica di marketing 3.0 in cui si passa dalla vendita del prodotto alla condivisione di valori autentici, la chiave principale è il cambiamento di prospettiva, dove l’imprenditore non è più parte del problema, bensì della soluzione.
“L’obiettivo primario delle aziende non deve più essere la vendita, ma il miglioramento del mondo ed il cambiamento del paradigma”- ha affermato Reifer Gunther di Terra Institute, organizzazione premiata dall’ONU, come centro di competenza per la sostenibilità. – Sono già 450 le aziende, che hanno stilato il bilancio del bene comune, prendendo in considerazione i valori che portano felicità: la dignità dell’essere umano, la solidarietà, l’ecosostenibilità, l’equità sociale, la co-gestione democratica e la trasparenza. Di conseguenza, le imprese con maggior punteggio devono essere premiate, con sgravi o incentivi fiscali. ”
È certamente difficile parlare di “felicità nell’ambiente di lavoro” in un momento di grave crisi; eppure, le attuali condizioni economiche, fanno emergere l’inadeguatezza di modelli incentrati sulla sola ricchezza, derivante dalla produzione.
“E’ facile in questi momenti essere negativi”, ha puntualizzato Luca Iazzolino di Confindustria, “ma dobbiamo ricordarci che siamo in Italia, dove è difficile fare impresa, perché l’economia nazionale costringe a muoversi su standard europei.”
Nel quadro dell’economia del bene comune, il territorio, inteso come comunità, ha un ruolo centrale per il rafforzamento della consapevolezza verso un cambiamento del sistema. “Bisogna creare una responsabilità sociale del territorio e non solo delle imprese” – ha evidenziato Claudio Gramaglia dell’associazione Veneto Responsabile- Cosa fa la differenza? L’azione della comunità. Possiamo essere più felici, solo trovando una maggiore sintonia con il mondo attuale.”
“Nella valutazione aziendale, la performance economica ha superato la prestazione sociale e questo genera preoccupazioni- ha sottolineato Lez-Rayman Bacchus, della London Metropolitan Business School- E’ la ricerca della bontà e del vivere bene, alla quale bisogna ambire. Ciò che propongo è di compiere uno studio sul livello individuale, d’impresa e dell’ambiente, coinvolgere i titolari delle piccole e medie imprese per applicare sistemi di lavoro sostenibile ed attuare innovazioni sul piano politico sia regionale che nazionale. Stimoli interessanti possono arrivare anche dai dipendenti: gli imprenditori, che ricevono un feedback positivo dai dipendenti, sono più felici e migliorano il rapporto con la clientela.
Non sono ancora molte le”case history” italiane, ma qualcuna comincia ad affacciarsi, come quella dell’azienda Valcucine o del Consorzio Carpi per il riciclaggio della plastica; unanime l’indicazione: “La produzione italiana deve puntare sulla ricerca di base e sulla bellezza. Dobbiamo avere il coraggio di dire al mondo che siamo bravi e capaci, valorizzando la parte migliore del nostro Paese.”

Redazione

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