L’antico Casale di Riena

Nel cuore della Sicilia, in un’ area che per secoli è stato il territorio dei Sicani – popolo più antico dell’isola – è tornato a rivivere l’antico Casale di Riena.

Il Casale, per tanto tempo dimenticato, riconquista la ribalta attraverso l’iniziativa del giovane imprenditore agricolo Alessandro Scramuzza, un geometra innamorato dell’agricoltura. La sua è stata una scommessa. Erede di un rilevante patrimonio fondiario ha deciso di investire, contrariamente a tanti “signorotti” del suo paese, sui beni di famiglia. Oggi l’ha vinta. Grazie ad un contributo di Agenda 2000 ha restaurato un immenso caseggiato, costituito da più corpi, che prepotentemente svetta nel cielo azzurro dei Monti Sicani. Alessandro ha realizzato il suo sogno: l’azienda agrituristica “Casale di Riena”. Otto camere dotate di tutti i confort, sala pranzo, sala lettura, salotto, ecc. Esternamente spiazzali immensi che si alternano ad aiuole, insomma, una vera masseria tipica siciliana dove trascorrere con serenità qualche settimana di pace. La piscina, immersa tra ulivi secolari e verdeggianti prati, riflette i raggi di sole che verticalmente si proiettano sul fondo dell’azzurra vasca. Più in là, si sentono nitrire i piccoli cavalli di razza Sanfratellana, intelligentemente sistemati all’interno della nuovissima scuderia, che aspettano di essere cavalcati. Il bosco circostante, con le variegate essenza forestali, offre dei percorsi pieni di sorprese, tra funghi, erbe e frutti selvatici. Spetta a te decidere. Percorrerlo a piedi, a cavallo o con la mountain bike. Per gli amanti della serenità, un laghetto pieno di pesci, consente di trascorrere delle gradevoli e rilassanti giornate a pescare. Ma non è tutto. L’azienda è posta ad un tiro di schioppo dalla Riserva naturale orientata di Monte Carcaci. La montagna di Carcaci, dall’arabo murcarcash, che vuol dire ondulata, crespata, è riferita all’andatura arricciata della sua cresta, che debolmente si dirama addolcendosi e riposandosi sui suoi fianchi tanto da farle assumere la forma di un parallelepipedo. Carcaci da sollievo al visitatore, uno spettacolo, non facile da dimenticare, dalla vista dell’immenso rivestimento verde di Leccio e di Roverella che ricopre nella sua lunghezza quest’ultima montagna, perforata, di tanto in tanto, dalla roccia calcarea bianca che addolcisce il paesaggio e diversifica i colori, un immenso tesoro botanico e faunistico.

Nella Riserva sono vivi i retaggi di una pastorizia costituita da pagliai, ovili, case coloniche. Non manca la parte storica, il baglio dell’emiro, un antico castello in corso di ristrutturazione ed una necropoli bizantina. E poi c’è il paesaggio, tutto da scoprire e da vivere. Per chi ama la pesca sportiva, questa è la terra dei laghi. A dieci minuti dall’azienda, si trovano gli invasi più grandi della Sicilia. I paesi di Lercara Friddi, Corleone, Castronovo di Sicilia, Filaga, Palazzo Adriano, Vicari, Cammarata, S. Giovanni Gemini e Prizzi fanno da corollario alla azienda agrituristica. Cittadine ricche di storia, di tradizione, di cultura che spettacolarmente conservano la vita e lo stile di una Sicilia raccontata magistralmente da Andrea Camilleri e fatta rivivere dal suo personaggio il commissaro Montalbano. L’enorme caseggiato proietta la sua vista su di un immenso scenario che si perde a vista d’occhio, fino a raggiungere, lontanissimo, il mare di Termine Imerese. A specchio, si trovano i meravigliosi calanchi che virano al rosa, bellezza, maestosità e fantasia della natura.

L’azienda è posta a tre chilometri dello scorrimento veloce Palermo-Agrigento. Ciò facilita eventuali escursioni che possono essere effettuate nelle due città eterne. In quaranta minuti di ottima strada si può raggiungere Palermo o Agrigento, ed ancora Corleone, Palazzo Adriano, set del film “Nuovo Cinema Paradiso”. La località è costituita da uno dei paesaggi più suggestivi dell’isola, che è riuscito a preservarsi ai cambiamenti dei tempi.

Immense distese di grano, che ondeggiano al vento. Mandrie al pascolo. Colline rivestite dell’etereo bosco, che si mimetizzino con il cielo azzurro. Il silenzio e la tranquillità sono interrotti solamente dai campanacci delle mandrie che si trastullano tra gli immensi pascoli. Pregevole è la masseria di Riena, la cui architettura mostra uno stile classico e un sistema decorativo d’inizio Ottocento. Il suo Casale, viceversa, è di origine normanna, Rienum. Posto nell’agro di Castronovo, prende il nome dal suo primo possessore Corrado di Riena. La superficie originaria era di circa 920 ettari di estensione e tenuto a titolo di beneficio dal censo feudale di venti onze. E’ ricordato anche nel 1296 sotto Federico II. Naturalmente, oggi, mostra lontanamente la sua antica gloria, che vive solamente nelle pagine del geografo arabo Edrisi che lo definisce di “notevole ricchezza”. Il Casale originariamente appartenne al glorioso Monastero di S. Stefano di Melia, nel territorio di Castronovo di Sicilia. Dopo i Vespri, fu rivendicato dai frati di Fossanova e di Casemare, che lo cedettero, successivamente, in dotazione al Monastero di S. Martino delle Scale (Monreale). Un altro documento del 24 ottobre 1343, redatto a Catania, lo rivela in possesso di Andrea Riena evidenziando anche la presenza di un mulino e “tassato nel servizio militare col censo di un cavallo armato”. Con il diploma del Re Martino, dato in Messina il 15 dicembre 1396, fu concesso ad Antonio De Aurea figlio di Ottobono, che lo tenne in possesso per più di un secolo. Nel censo feudale del 1408, sotto lo stesso Re Martino, era posseduto da Nicolò Morello. Il Casale, oramai in abbandono, vive tra i ruderi presso le case della Masseria. La cucina è tipicamente territoriale. Prodotti genuini scrigni di profumi e sapori. Dall’antipasto, o attuppa pirtusa, come li chiama Alessandro, al dolce sono un tuffo nel passato di quei lunghi pranzi nella casa della nonna. Rigorosamente trovi pasta di casa che si fantasizza con lo specifico condimento. Dai potage di gallina ai classici maccheroni, o alle funamboliche lasagne. Le carni sono assicurate dal marchio “carni sicane” la cui sede è a Prizzi. Animali che vedrete pascolare attorno l’azienda. Agnelli, pecore, mucche, che assicurano carni e latte da cui provengono i famosi formaggi dei Monti Sicani. Fiore Sicano, Tuma persa, caciocavallo, Canestrato, Pecorino, insomma formaggi e ricotte che vengono prodotti con gli antichi segreti dei casari di un tempo. E poi ci sono i dolci, prelibatezze di segreti scappati dalle grate dei conventi del territorio che magistralmente sono stati conservati per farli conoscere ai golosissimi ospiti. Il vino e l’olio sono assicurati dalla produzione aziendale. Pane di casa, conserve di ogni genere, marmellate, e tante altre sorprese che renderanno piacevole la vostra permanenza. Il tutto accompagnato dalla celebre ospitalità sicana, vanto di una cultura antica e sacra.

Nel cuore della Sicilia, in un’ area che per secoli è stato il territorio dei Sicani – popolo più antico dell’isola – è tornato a rivivere l’antico Casale di Riena. Il Casale, per tanto tempo dimenticato, riconquista la ribalta attraverso l’iniziativa del giovane imprenditore agricolo Alessandro Scramuzza, un geometra innamorato dell’agricoltura. La sua è stata una scommessa. Erede di un rilevante patrimonio fondiario ha deciso di investire, contrariamente a tanti “signorotti” del suo paese, sui beni di famiglia. Oggi l’ha vinta. Grazie ad un contributo di Agenda 2000 ha restaurato un immenso caseggiato, costituito da più corpi, che prepotentemente svetta nel cielo azzurro dei Monti Sicani. Alessandro ha realizzato il suo sogno: l’azienda agrituristica “Casale di Riena”. Otto camere dotate di tutti i confort, sala pranzo, sala lettura, salotto, ecc. Esternamente spiazzali immensi che si alternano ad aiuole, insomma, una vera masseria tipica siciliana dove trascorrere con serenità qualche settimana di pace. La piscina, immersa tra ulivi secolari e verdeggianti prati, riflette i raggi di sole che verticalmente si proiettano sul fondo dell’azzurra vasca. Più in là, si sentono nitrire i piccoli cavalli di razza Sanfratellana, intelligentemente sistemati all’interno della nuovissima scuderia, che aspettano di essere cavalcati. Il bosco circostante, con le variegate essenza forestali, offre dei percorsi pieni di sorprese, tra funghi, erbe e frutti selvatici. Spetta a te decidere. Percorrerlo a piedi, a cavallo o con la mountain bike. Per gli amanti della serenità, un laghetto pieno di pesci, consente di trascorrere delle gradevoli e rilassanti giornate a pescare. Ma non è tutto. L’azienda è posta ad un tiro di schioppo dalla Riserva naturale orientata di Monte Carcaci. La montagna di Carcaci, dall’arabo murcarcash, che vuol dire ondulata, crespata, è riferita all’andatura arricciata della sua cresta, che debolmente si dirama addolcendosi e riposandosi sui suoi fianchi tanto da farle assumere la forma di un parallelepipedo. Carcaci da sollievo al visitatore, uno spettacolo, non facile da dimenticare, dalla vista dell’immenso rivestimento verde di Leccio e di Roverella che ricopre nella sua lunghezza quest’ultima montagna, perforata, di tanto in tanto, dalla roccia calcarea bianca che addolcisce il paesaggio e diversifica i colori, un immenso tesoro botanico e faunistico.Nella Riserva sono vivi i retaggi di una pastorizia costituita da pagliai, ovili, case coloniche. Non manca la parte storica, il baglio dell’emiro, un antico castello in corso di ristrutturazione ed una necropoli bizantina. E poi c’è il paesaggio, tutto da scoprire e da vivere. Per chi ama la pesca sportiva, questa è la terra dei laghi. A dieci minuti dall’azienda, si trovano gli invasi più grandi della Sicilia. I paesi di Lercara Friddi, Corleone, Castronovo di Sicilia, Filaga, Palazzo Adriano, Vicari, Cammarata, S. Giovanni Gemini e Prizzi fanno da corollario alla azienda agrituristica. Cittadine ricche di storia, di tradizione, di cultura che spettacolarmente conservano la vita e lo stile di una Sicilia raccontata magistralmente da Andrea Camilleri e fatta rivivere dal suo personaggio il commissaro Montalbano. L’enorme caseggiato proietta la sua vista su di un immenso scenario che si perde a vista d’occhio, fino a raggiungere, lontanissimo, il mare di Termine Imerese. A specchio, si trovano i meravigliosi calanchi che virano al rosa, bellezza, maestosità e fantasia della natura.L’azienda è posta a tre chilometri dello scorrimento veloce Palermo-Agrigento. Ciò facilita eventuali escursioni che possono essere effettuate nelle due città eterne. In quaranta minuti di ottima strada si può raggiungere Palermo o Agrigento, ed ancora Corleone, Palazzo Adriano, set del film “Nuovo Cinema Paradiso”. La località è costituita da uno dei paesaggi più suggestivi dell’isola, che è riuscito a preservarsi ai cambiamenti dei tempi.Immense distese di grano, che ondeggiano al vento. Mandrie al pascolo. Colline rivestite dell’etereo bosco, che si mimetizzino con il cielo azzurro. Il silenzio e la tranquillità sono interrotti solamente dai campanacci delle mandrie che si trastullano tra gli immensi pascoli. Pregevole è la masseria di Riena, la cui architettura mostra uno stile classico e un sistema decorativo d’inizio Ottocento. Il suo Casale, viceversa, è di origine normanna, Rienum. Posto nell’agro di Castronovo, prende il nome dal suo primo possessore Corrado di Riena. La superficie originaria era di circa 920 ettari di estensione e tenuto a titolo di beneficio dal censo feudale di venti onze. E’ ricordato anche nel 1296 sotto Federico II. Naturalmente, oggi, mostra lontanamente la sua antica gloria, che vive solamente nelle pagine del geografo arabo Edrisi che lo definisce di “notevole ricchezza”. Il Casale originariamente appartenne al glorioso Monastero di S. Stefano di Melia, nel territorio di Castronovo di Sicilia. Dopo i Vespri, fu rivendicato dai frati di Fossanova e di Casemare, che lo cedettero, successivamente, in dotazione al Monastero di S. Martino delle Scale (Monreale). Un altro documento del 24 ottobre 1343, redatto a Catania, lo rivela in possesso di Andrea Riena evidenziando anche la presenza di un mulino e “tassato nel servizio militare col censo di un cavallo armato”. Con il diploma del Re Martino, dato in Messina il 15 dicembre 1396, fu concesso ad Antonio De Aurea figlio di Ottobono, che lo tenne in possesso per più di un secolo. Nel censo feudale del 1408, sotto lo stesso Re Martino, era posseduto da Nicolò Morello. Il Casale, oramai in abbandono, vive tra i ruderi presso le case della Masseria. La cucina è tipicamente territoriale. Prodotti genuini scrigni di profumi e sapori. Dall’antipasto, o attuppa pirtusa, come li chiama Alessandro, al dolce sono un tuffo nel passato di quei lunghi pranzi nella casa della nonna. Rigorosamente trovi pasta di casa che si fantasizza con lo specifico condimento. Dai potage di gallina ai classici maccheroni, o alle funamboliche lasagne. Le carni sono assicurate dal marchio “carni sicane” la cui sede è a Prizzi. Animali che vedrete pascolare attorno l’azienda. Agnelli, pecore, mucche, che assicurano carni e latte da cui provengono i famosi formaggi dei Monti Sicani. Fiore Sicano, Tuma persa, caciocavallo, Canestrato, Pecorino, insomma formaggi e ricotte che vengono prodotti con gli antichi segreti dei casari di un tempo. E poi ci sono i dolci, prelibatezze di segreti scappati dalle grate dei conventi del territorio che magistralmente sono stati conservati per farli conoscere ai golosissimi ospiti. Il vino e l’olio sono assicurati dalla produzione aziendale. Pane di casa, conserve di ogni genere, marmellate, e tante altre sorprese che renderanno piacevole la vostra permanenza. Il tutto accompagnato dalla celebre ospitalità sicana, vanto di una cultura antica e sacra.

Potrebbe piacerti anche

Altri articoli in Turismo