di Giuseppe Consiglio
Tanto in Sicilia, quanto in Italia e nel resto d’Europa, il dibattito sull’agricoltura sociale diventa sempre più appassionante e le occasioni di confronto e discussione permettono di evidenziare come la funzione sociale delle attività agricole assuma dei caratteri peculiari nelle aree in cui è praticata.
L’agricoltura sociale è quell’insieme di iniziative poste in essere in ambito agricolo ed agroalimentare da aziende agricole e cooperative sociali che intendano favorire il reinserimento terapeutico, sociale e lavorativo di soggetti svantaggiati, coinvolgendoli nei processi produttivi ed organizzativi. L’obiettivo dell’agricoltura sociale è quello di migliorare lo stato di salute mentale e fisico delle persone attraverso il lavoro in campagna garantendo positive ricadute anche sulla dimensione sociale dell’individuo. Essa diventa sempre di più uno strumento operativo di cui le autorità di governo regionale e locale si avvalgono per presidiare il territorio ed offrire politiche di welfare tramite il coinvolgimento di una pluralità di attori: le aziende, ma anche enti di diritto pubblico, soggetti giuridici e cittadini. In questo modo è possibile promuovere sinergie e collaborazioni tra il mondo dell’agricoltura ed il terzo settore.
La fattoria sociale e l’azienda agri-sociale, sono le tipologie aggregative più comuni per implementare tali politiche: una normale fattoria o azienda agricola o zootecnica economicamente sostenibile, svolge le proprie attività in maniera integrata aggregando e sostenendo soggetti svantaggiati come diversamente abili, anziani, tossicodipendenti, migranti e detenuti, perlopiù residenti in aree marginali o isolate.
Benché si tratti di un settore relativamente nuovo in Italia, è da rilevare come il numero delle aziende agricole che svolgono questo tipo di attività cresca costantemente diventando sempre di più una risorsa imprescindibile per le comunità locali. In Europa, il patrimonio di realtà agricole operanti nel settore dell’agricoltura sociale è assai variegato ed assume connotazioni specifiche nelle varie dimensioni in cui essa è presente. Ad esempio in Portogallo, in maniera piuttosto differente rispetto a quanto succede in Italia, le aziende sviluppano i propri percorsi muovendo dal sociale, dalle organizzazioni no-profit del terzo settore come cooperative sociali o comunità terapeutiche: sono perlopiù enti di diritto privato, ma esistono anche enti pubblici come ospedali e cliniche di recupero psichiatrico. Assai diverso l’approccio adottato in Irlanda, dove l’agricoltura sociale viene supportata direttamente dal Ministero dell’Agricoltura secondo un modello top-down, che mostra come lo stimolo ed il sostegno per lo sviluppo e la crescita dell’agricoltura sociale, venga dall’alto.
Quello dell’agricoltura sociale, è un tema la cui crescita è stata in parte sostenuta dall’intervento pubblico anche i Sicilia, dove, con tutte le (purtroppo assai note) difficoltà del caso, i programmi FESR, FSE, oltre al PSR, tanto nelle precedenti programmazioni, quanto in quella corrente, hanno destinato risorse non indifferenti a tale settore, inteso come un prezioso strumento di diversificazione delle attività agricole in attività extra-agricole e pertanto in grado di generare un reddito alternativo in aree economicamente depresse.