Le fotografie scattate da un satellite dell’Agenzia Spaziale Europea certificano la secca dei fiumi e dei laghi in Italia. Se lo scorso anno si parlava di siccità e di eventi climatici eccezionali che in passato capitavano nell’arco di un decennio, il 2023 presenta con largo anticipo un quadro molto preoccupante.
E’ quanto afferma Confagricoltura sul quadro che si sta delineando con evidenza in questi giorni: in Piemonte la crisi idrica ha raggiunto livelli tali da obbligare alcuni Comuni all’invio di autobotti per l’uso potabile.
Il più grande lago italiano, il Garda, è ai minimi storici.
Secondo Terna, la crisi idrica ha ridotto la produzione di energia idroelettrica del 37,7% nel 2022, e a dicembre è stato registrato -18,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
L’allarme, insomma, è già rosso. Gli agricoltori – evidenzia la Confederazione – sono i primi a segnalare e a subire le conseguenze della mancanza di acqua, che colpisce tutta l’Italia e gran parte dell’Europa. Alcuni comparti produttivi ne hanno risentito moltissimo.
Il riso, ad esempio, nel 2022 ha perso 23.000 ettari soltanto nella Lomellina, 3.000 nel Novarese. I risicoltori, anche a causa dell’aumento dei costi dei fertilizzanti, dei principi attivi e per l’essiccazione, hanno abbandonato 9.000 ettari di riso, passando a coltivazioni come soia, girasole, mais. Una scelta dettata proprio dai cambiamenti climatici.
Confagricoltura chiede un piano d’azione su più fronti, che sappia far fronte alle emergenze e guardare al futuro, alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Occorre intanto rinnovare le infrastrutture, pensare un nuovo piano sugli invasi, ridisegnare l’intera rete per evitare le attuali perdite d’acqua.
Poi occorre insistere sull’innovazione, strettamente connessa alla produttività. La siccità ha cambiato i parametri colturali con conseguenze economiche importanti sulle imprese e sul tessuto produttivo. Per il settore primario, l’Agricoltura 4.0 porta indubbi vantaggi economici e ambientali, poiché riduce gli sprechi.