Il vino italiano continua a subire forti danni dal fenomeno della contraffazione e gli enologi italiani, riuniti da oggi e fino al 12 luglio nel 66mo congresso di Assoenologi ad Orvieto, rilanciano la necessità dell’analisi del Dna del vino per tracciare una sorta di ‘carta di identita” che garantisca la produzione nazionale. “Si ‘taroccano’ i prodotti di grido, quelli sconosciuti non li copia nessuno – afferma Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi – Sembra che in alcuni Paesi una bottiglia su tre di vino italiano è contraffatta”.
Nell’ultimo anno sono stati portati a termine dall’Ispettorato controllo qualità del ministero delle politiche agricole sequestri per 11,5 milioni di euro ed è spesso emersa una convivenza tra le aziende vitivinicole e società di intermediazione per i mercati esteri. Le frodi più ricorrenti e anche più dannose per l’immagine del vino italiano nel mondo sono quelle che riguardano il rispetto dell’origine varietale, ovvero la corrispondenza tra il vitigno indicato in etichetta e quello da cui proviene il vino contenuto effettivamente nella bottiglia. ‘Oggi la tecnologia puo’ venirci incontro – spiega Martelli -, analisi come quella del Dna, dell’acido shikimico, dei flavonoli nei vini bianchi e degli antociani in quelli rossi possono smascherare le frodi, sia dei vini italiani destinati al mercato interno o a quelli esteri, sia soprattutto dei prodotti stranieri che entrano nel nostro Paese”.
Il congresso di Assoenologi intende anche definire una nuova strategia di promozione presso i clienti del domani, ovvero quei giovani che vanno anche instradati su una maggiore cultura del bere consapevole. Per questo Assoenologi intende avviare il dialogo puntando sui mezzi di comunicazioni più amati dai ragazzi, e quindi il web, i social network e i linguaggi interdisciplinari. Il congresso ha anche conferito il premio ‘Grappolo d’orò all’enologo Gianni Zonin, cavaliere del lavoro e presidente dell’omonima casa vinicola, per “aver creato la più grande realtà viticola familiare nazionale, contribuendo in modo sostanziale all’affermazione del vino italiano nel mondo”.