Mezzo milione di api nella “fattoria” del Papa


Un vero e proprio alveare composto di otto arnie con mezzo milione di api al lavoro per l’impollinazione e la produzione di miele nella ‘fattoria pontificia’ è stato donato al Santo Padre in occasione della celebrazione della Giornata della Salvaguardia del Creato a Castel Gandolfo. L’iniziativa è degli agricoltori della Coldiretti guidati dal presidente nazionale Sergio Marini e della Fondazione Campagna Amica che ha organizzato un mercato dei produttori anche con prodotti della natura a rischio di estinzione salvati dagli agricoltori, dal fagiolo del purgatorio alla roveja fino al pomo d’oro che conserva il colore giallo originale di quello coltivato in Messico dai Maya, oltre naturalmente alle api.

Il Papa al termine dell’Angelus a Castel Gandolfo ha ricevuto Marini accompagnato da una delegazione dell’organizzazione. Il presidente della Coldiretti ha espresso profonda gratitudine per il riconoscimento del Santo Padre che ha ringraziato pubblicamente la Coldiretti per il dono ricevuto al termine dell’Angelus.

Un insetto profondamente simbolico, le api non sono importanti solo per la produzione di miele, ma sono delle vere sentinelle dell’equilibrio naturale globale tanto che la loro scomparsa avrebbe conseguenze disastrose per la salute e l’ambiente. L’alimentazione umana infatti, rileva la Coldiretti, dipende per oltre un terzo da coltivazioni impollinate attraverso il lavoro di insetti, al quale proprio le api concorrono per l’80%.

Ognuna delle otto arnie a regime produrrà circa 35 chili di miele all’anno per un totale di 280 chili grazie al progetto di miele italiano-filiera corta realizzato dall’Azienda Agricola del Vaticano in collaborazione con Coldiretti-Campagna Amica che offrirà la necessaria assistenza tecnica. L’azienda agricola del Vaticano di Castel Gandolfo dove è stato allestito l’alveare proveniente dalla cooperativa La Sonnina è un pezzo storico della dimora estiva dei Pontefici.

L’Osservatore Romano, rileva Coldiretti, descrive la fattoria del Papa come ”un modello nel suo genere. Intanto, per la sua caratteristica della quale vanno fieri i fattori. Nonostante sia sempre stata tenuta al passo con i tempi e dotata delle tecnologie più moderne e sofisticate, la fattoria ha infatti conservato intatto l’aspetto del rustico antico, mostrando come sia possibile che l’ordine, la pulizia e le esigenze razionali dell’agricoltura moderna, estremamente tecnologizzata, possano sempre conciliarsi con il sapore della tradizione e con il gusto del pittoresco”.

”Così, nell’ala principale dell’antico casale si scopre una modernissima pastorizzatrice” per il latte ottenuto da 25 mucche in produzione che sono sistemate in una moderna stalla, allestita nel 2008. Non meno efficiente il pollaio. Un ampio recinto nel quale circa trecento galline ovaiole sono libere di razzolare a piacimento. Una sessantina sono i polli da carne, anch’essi rigorosamente ruspanti.

”A completare questo quadro sono un vivaio, dal quale si ricavano i fiori e le piante necessarie per adornare i Palazzi pontifici, un frutteto soprattutto di albicocchi e peschi sufficiente alle esigenze interne e un uliveto secolare che dà frutti per una discreta quantità di olio, fra i duemila e i tremilacinquecento litri. Un nettare reso pregiato dalla spremitura a freddo, oltreché dalla particolarità dell’oliva, piccola ma molto saporita come quelle di alberi secolari. Solo poche bottiglie fanno una fugace comparsa tra gli scaffali dell’annona in Vaticano. E naturalmente tutti i prodotti arrivano sulla tavola del Papa”.

Fonte: Adnkronos

Redazione

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