Nelle prossime ore con il convegno “I diritti Lgbt sono diritti umani”, il ministro delle Pari Opportunità Josefa Idem e la presidente della Camera Laura Boldrini daranno il via, presso i Cantieri Culturali della Zisa, al Pride Nazionale 2013 nella Palermo in cui è stato recentemente approvato il Registro amministrativo delle Unioni civili. Il Pride raggiungerà il suo massimo culmine, il prossimo 22 giugno quando le vie cittadine verranno attraversate dalla parata dell’orgoglio Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e transessuali). Il Pride Nazionale più a Sud d’Europa ed il più grande Pride Village mai realizzato, con i suoi quasi 70mila metri quadrati di superficie adibita a spettacoli, concerti, incontri, dibattiti, mostre e documentari farà di Palermo, dal 14 al 23 giugno, la portavoce dei diritti umani. Il Pride dei record, per i numeri, per le polemiche che lo hanno preceduto, per i patrocini delle Istituzioni (Regione Siciliana, Provincia di Palermo, Ambasciata Americana ecc.) e per gli oltre 100.000 visitatori, attesi, che porteranno un po’ di respiro anche all’economia dell’isola. La scelta della location non è stata fatta a caso, dato che la Sicilia oltre che terra di sole e di mare, di mito e di leggenda, di storia e di cultura, è da sempre terra di grande tolleranza ed apripista per l’affermazione dei diritti individuali. In una descrizione della Sicilia Normanna, tratta da un libro di Isidoro La Lumia si legge:
“La tolleranza durava interissima… Il castello di un nuovo barone, un villaggio degli Arabi, un’antica città greca o romana, una fresca colonia lombarda poteano ritrovarsi in Sicilia nello spazio di poche miglia soltanto: nella stessa città, colla vecchia popolazione nativa, un quartiere di Saraceni e di Ebrei, un altro di Franchi, di Amalfitani o Pisani; e per tutto in quelle genti diverse, con un tipo lor proprio, le tranquille apparenze di concordia reciproca… Le strade, le piazze, i mercati offrivano una singolar mescolanza di costumi e di fogge: il turbante orientale, il bianco mantello degli Arabi, la ferrea maglia de’ cavalieri normanni, il corto saio italiano, la lunga tunica greca; differenza d’inclinazioni, abitudini, feste, esercizi, spettacoli: contrapposti infiniti e continui, che doveano però armonizzare a vicenda”.
In qualsiasi società, però, bisogna fare i conti con i singoli individui. Quando le persone hanno paura di quello che non conoscono diventano pericolose, ancor di più quando l’ignoranza e la paura sono alimentate dalla falsa informazione o, per giunta, dal bigottismo di chi dovrebbe difendere e promuovere i diritti di tutti ed invece non fa altro che “buttare benzina sul fuoco”, si assiste così ai vari fenomeni di discriminazione. Razzismo, omofobia, bullismo, ed oggi anche cyber-bullismo sono solo alcune delle piaghe che affliggono la nostra società.
Il Pride o manifestazione dell’orgoglio Lgbt, troppo spesso dipinto, da ignari spettatori, come una “carnevalata di esibizionismo”, in realtà è tutt’altro, infatti richiama alla memoria i moti rivoluzionari di Stonewall: una serie di scontri violenti avvenuti il 27 giugno 1969 a New York fra gli omosessuali e la polizia. La rivolta ha dato origine, da un punto di vista simbolico, alla nascita del movimento di liberazione gay moderno in tutto il mondo. Da allora il Pride è sinonimo di fierezza basato su tre temi fondamentali:
- le persone devono essere fiere di ciò che sono;
- la diversità sessuale è un dono e non una vergogna;
- l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono innati o comunque non possono essere alterati intenzionalmente.
Il 29 giugno, sette giorni dopo il Pride Nazionale, una manifestazione inedita “Onda Pride” colorerà contemporaneamente le strade di cinque territori italiani, Milano, Bologna, Napoli, Catania e tutta la Sardegna, per rivendicare con un’unica voce i diritti Lgbt. In particolare la manifestazione di Catania, promossa dall’omonima sezione di Arcigay con la partecipazione di PLUS onlus e di LILA Catania, tratterà il tema della salute per contribuire alla prevenzione del fenomeno del HIV, ma anche per combattere l’emarginazione sociale che spesso vivono le persone affette da questa patologia.
Nel panorama Lgbt, i siciliani hanno sempre giocato un ruolo importante ed a volte sono state anche delle vittime dimenticate. Nelle loro vene scorre la forza ed il calore del fuoco dell’Etna che si mescola con la vitalità delle limpide acquee mediterranee, da questa fusione viene fuori il coraggio di non abbattersi e di continuare a lottare per i propri ideali.
In epoca fascista, tra 1939 e 1940, centinaia di omosessuali, soprattutto Catanesi, furono confinati nelle isole Tremiti, additati con il dispregiativo di “arrusi” (termine per indicare gli omosessuali effeminati). La loro colpa, quella di appartenere ad una categoria di individui potenzialmente pericolosi, addirittura, per l’ordine pubblico così da essere motivo di esilio sociale senza processo, ma solo sulla base di indicazioni della gente, di voci, di semplici sospetti. Una storia sconosciuta a molti, nascosta nelle pieghe del tempo e portata alla ribalta, solo oggi, con il romanzo “Cani Randagi” di Roberto Paterlini, edito da Rai Eri e vincitore nel 2012 del premio letterario La Giara.
Un altro episodio poco conosciuto riguarda il delitto della giovane coppia gay di Giarre, in provincia di Catania, avvenuto nell’ottobre del 1980 che, pochi sanno, fu la scintilla che innescò la nascita del movimento omosessuale italiano. A seguito di tale reato, infatti, il 9 dicembre 1980, da un’idea di Don Marco Bisceglia, sacerdote cattolico dell’area del dissenso con la collaborazione di alcuni militanti tra cui uno sconosciuto obiettore di coscienza Nichi Vendola (Presidente della Regione Puglia dal 2005 – primo Presidente gay d’Italia) fu fondata a Palermo la prima sezione dell’Arcigay, che di lì a poco si diffuse capillarmente in tutto il territorio italiano diventando la più nota organizzazione per i diritti gay d’Italia.
Tanti i figli di questa terra che si sono impegnati attivamente per l’affermazione dei diritti civili della comunità Lgbt. Ne sono alcuni esempi contemporanei:
– il giarrese Paolo Patanè che ha rivestito la carica di presidente nazionale di Arcigay dal 2010 al 2012, impegnandosi in una profonda riorganizzazione dell’associazione, oltre ad essere uno dei fautori dell’istituzione presso la Polizia di Stato dell’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori) ed a riuscire ad ottenere, grazie alla preziosa collaborazione con altre associazioni, che il Censimento ISTAT segnali anche le coppie di fatto, comprese quelle formate da persone dello stesso sesso. Nel 2011 ha contribuito all’organizzazione dell’Europride di Roma, riuscendo ad avere come testimonial gratuito Lady Gaga.
– la palermitana Titti De Simone, attivista dagli anni ’90, ha fondato arcilesbica nel 1996 e ne ha rivestito il ruolo di presidentessa fino al 2002. Nel 2009 è stata una delle fondatrici del circolo Arci NZocchè, di cui cura la direzione artistica. Presidente, fino al 2012 del Sicilia Queer Filmfest. Oggi è Presidente onorario del Palermo Pride.
– il giovane palermitano Giulio Spatola, mister Gay Italia 2010, mister Gay Europa (MGE) dell’edizione 2010/2011, e successivamente dal 2012 vicepresidente di MGE con la responsabilità del reparto video, film e del profilo artistico dell’organizzazione. Uno dei volti della campagna italiana 2013 dello spot “Sì alle differenze, No all’omofobia” finanziato dal Ministero del lavoro e delle Pari Opportunità. Laureato in cinematografia, combina le sue doti di regista con la passione per le cause Lgbt collaborando alla realizzazione di diversi lavori come lo spot “Fuorigioco” e la sitcom “Vicini” .
– il gelese Rosario Crocetta, noto per la sua coraggiosa battaglia contro le mafie, nel 2002 è diventato il primo sindaco gay in Italia, e poi dal 2012 primo presidente gay della Regione Sicilia (secondo in Italia). Ha promosso insieme al Sindaco di Palermo Leoluca Orlando il Pride Nazionale 2013. Recentemente ha sottoscritto un D.D.L, che deve essere approvato dall’Assemblea Regionale Siciliana, in cui tenta di far fronte efficacemente ai fenomeni di povertà e di disagio economico riconoscendo, un reddito minimo a tutte le coppie, anche a quelle di fatto e alle coppie Lgbt.
Ricordiamoci che, anche noi, facciamo parte della società, pertanto nel nostro piccolo, se solo lo vogliamo, possiamo essere fautori di un miglioramento fatto di piccoli gesti quotidiani. Non fermiamoci alle apparenze perchè dietro ad ogni individuo ci sono dei sentimenti, cerchiamo di difendere i più deboli, invece di consegnarli nelle grinfie dei predatori di turno e soprattutto cerchiamo di non giudicare gli altri per le loro inclinazioni, perché tutti abbiamo il diritto di amare ed essere amati.