La PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell’alimentazione, delle risorse naturali e del territorio

La Commissione europea ha pubblicato, il 18 novembre, la Comunicazione “La politica agricola comune (PAC) verso il 2020 – Rispondere alle sfide future dell’alimentazione, delle risorse naturali e del territorio”. La riforma è volta a rendere il settore agricolo europeo più dinamico, competitivo ed efficace nel conseguire l’obiettivo della strategia “Europa 2020” di stimolare una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva. Il documento delinea tre opzioni per la futura riforma. Al termine del dibattito sulla strategia prospettata, la Commissione presenterà proposte legislative formali verso la metà del 2011.

Nell’illustrare la comunicazione, il commissario UE per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Cioloş ha sottolineato l’importanza di rendere la PAC “più verde, più equa, più efficiente e più efficace”. Il commissario ha quindi aggiunto: “La PAC non riguarda solo gli agricoltori, ma tutti i cittadini dell’UE in quanto consumatori e contribuenti. È dunque importante concepire una politica che sia più comprensibile per il grande pubblico e chiarisca i vantaggi collettivi offerti dagli agricoltori all’intera società. L’agricoltura europea deve essere competitiva non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto il profilo ambientale.”

Nei mesi scorsi la Commissione ha organizzato un dibattito pubblico e una grande conferenza sul futuro della PAC. La stragrande maggioranza dei contributi ha identificato tre obiettivi principali: produzione alimentare economicamente redditizia (la fornitura di derrate alimentari sicure e in quantità sufficienti in un contesto di crescente domanda mondiale, di crisi economica e di maggiore instabilità dei mercati per contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento); gestione sostenibile delle risorse naturali e azione a favore del clima (gli agricoltori devono spesso far prevalere le considerazioni ambientali su quelle economiche, ma i relativi costi non vengono compensati dal mercato); e mantenimento dell’equilibrio territoriale e della diversità delle zone rurali (l’agricoltura resta un motore economico e sociale di grande importanza nelle zone rurali e un fattore fondamentale per mantenere in vita la campagna).

La Comunicazione presentata esamina i futuri strumenti che potrebbero consentire di realizzare al meglio questi obiettivi. Con riguardo ai pagamenti diretti, la comunicazione sottolinea l’importanza di ridistribuire, riformulare e rendere più mirato il sostegno, sulla base di criteri oggettivi ed equi, facilmente comprensibili per il contribuente. I nuovi criteri dovrebbero essere sia economici (data la funzione di “sostegno al reddito” propria dei pagamenti diretti) che ambientali (per tener conto dei beni di pubblica utilità forniti dagli agricoltori), e il sostegno dovrebbe essere maggiormente orientato verso gli agricoltori attivi. Andrebbe organizzata una distribuzione più equa dei fondi, in modo fattibile sotto il profilo economico e politico, prevedendo un margine di transizione per evitare gravi perturbazioni.

Uno degli approcci possibili potrebbe consistere nel fornire un sostegno di base ai redditi (eventualmente uniforme per regione, ma non forfettario per tutta l’UE, basato su nuovi criteri e con un massimale predefinito), a cui potrebbero aggiungersi: un pagamento ambientale obbligatorio (annuale) per azioni supplementari che vadano oltre le norme di base della condizionalità (ad es. la copertura vegetale, la rotazione dei seminativi, il pascolo permanente o il set-aside ecologico); un pagamento per vincoli naturali specifici (definiti a livello dell’UE) e importi complementari versati tramite le misure di sviluppo rurale; un’opzione limitata di pagamento “accoppiato” per alcune forme di agricoltura particolarmente sensibili (simile all’opzione attualmente esistente, introdotta [a norma dell’articolo 68] nella verifica dello stato di salute della PAC).Un regime di sostegno semplice e specifico dovrebbe rafforzare la competitività delle piccole aziende, ridurre le formalità amministrative e contribuire alla vitalità delle zone rurali.

Con riguardo alle misure di mercato, come l’intervento pubblico e l’aiuto all’ammasso privato, potrebbero essere adottate misure di razionalizzazione e di semplificazione, eventualmente introducendo nuovi elementi volti a migliorare il funzionamento della catena alimentare. Benché tali meccanismi costituissero gli strumenti tradizionali della PAC, le successive riforme hanno potenziato l’orientamento al mercato dell’agricoltura dell’UE riducendo queste misure a “reti di sicurezza”, al punto che le scorte pubbliche sono state praticamente eliminate. Mentre ancora nel 1991 le misure di mercato rappresentavano il 92% della spesa della PAC, solo il 7% del bilancio PAC è stato loro destinato nel 2009.

La politica di sviluppo rurale ha permesso di rafforzare la sostenibilità economica, ambientale e sociale del settore agricolo e delle zone rurali, ma esiste una forte richiesta di integrare pienamente e in modo orizzontale in tutti i programmi considerazioni in materia di ambiente, cambiamento climatico e innovazione. Si attira l’attenzione sull’importanza delle vendite dirette e dei mercati locali, nonché sulle esigenze specifiche dei giovani agricoltori e di coloro che iniziano l’attività. L’approccio Leader verrà ulteriormente integrato. Ai fini di una maggiore efficacia si propone di adottare una strategia più basata sui risultati, se del caso con obiettivi quantificati. Uno dei nuovi elementi della futura politica di sviluppo rurale dovrebbe essere un pacchetto di strumenti per la gestione dei rischi che contribuiscano ad affrontare in modo più efficace le incertezze dei mercati e l’instabilità dei redditi. Gli Stati membri dovrebbero poter disporre di opzioni per far fronte ai rischi legati alla produzione e al reddito, con possibilità che vadano da un nuovo strumento di stabilizzazione dei redditi compatibile con l’Omc a un sostegno rafforzato agli strumenti assicurativi e ai fondi comuni. Come per i pagamenti diretti, andrebbe introdotta una nuova ripartizione dei fondi basata su criteri oggettivi, limitando nel contempo gravi turbative dell’attuale sistema.

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