Il Bel Paese maltrattato



Nuova emergenza idrogeologica: servono interventi concreti. “Di fronte alla nuova tragedia ambientale che colpisce il territorio del nostro Paese, accanto all’umana vicinanza con le vittime, non possiamo che responsabilmente riproporre la Proposta di Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, già presentato nello scorso febbraio e rimasto inascoltato,” Questo, quanto afferma Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.), commentando la drammatica fase di maltempo, che sta colpendo l’Italia.

“In una fase congiunturale particolarmente difficile per il Paese – prosegue Gargano – è opportuno evidenziare che il rischio idrogeologico è un fattore profondamente economico non solo perché riparare i danni, costa molto più che prevenirli, ma anche per le pesanti conseguenze, che comporta nel tempo sulle attività del territorio. L’attuazione del Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, essendo perlopiu’ composto da progetti immediatamente cantierabili, altresì permetterebbe importanti ricadute occupazionali.”

“L’emergenza maltempo, con vittime, esondazioni, frane, è un film visto troppe volte. Purtroppo i problemi agroambientali non sono stati affrontati alla radice e puntualmente va in scena il disastro”. Lo sottolinea Confagricoltura in relazione alle avversità atmosferiche che stanno colpendo il nostro Paese.

“Certo i fenomeni meteorologici che si stanno riscontrando in questi giorni – prosegue Confagricoltura – sono di straordinaria intensità e violenza ma è indubbio che la situazione è aggravata dalla mancanza di strategie di salvaguardia. La diminuzione di terre agricole rende più difficile la situazione”.

“Occorrono – sottolinea l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – interventi adeguati che favoriscano una presenza attiva degli agricoltori sul territorio”.

Confagricoltura fa presente come in dieci anni siano scomparsi 1,5 milioni di ettari di superficie agricola totale (comprensiva anche dei terreni non produttivi) e 300 mila ettari di superficie agricola utilizzata. “Molti disastri idrogeologici – commenta – sono dovuti all’abbandono delle terre, venendo a mancare l’attività agricola perché non sostenuta. E la situazione è ancor più preoccupante nelle aree marginali e montane”.

Su questi temi sabato 5 novembre, presso la Reggia di Portici, Agriturist – l’Organizzazione agrituristica promossa da Confagricoltura – organizza l’incontro “Il Bel Paese maltrattato – Pompei un anno dopo”. Un anno trascorso senza alcun intervento, dopo il crollo della Casa dei gladiatori, obbliga ad una riflessione e ad una immediata reazione.

In Liguria il 98 per cento dei comuni è a rischio frana o alluvioni. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento agli effetti provocati dal maltempo che ha colpito pesantemente la regione dove i comuni minacciati in una o più parti del loro territorio da frane o alluvioni sono 232 e centomila persone vivono in “zone rosse”.

La situazione non è meno grave in Toscana dove sono ben 280 i comuni a rischio frane o alluvioni, ossia il 98 per cento del totale. Tra i 10 capoluoghi toscani, ben sette – Firenze, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Prato e Pistoia – presentano addirittura il 100 per 100 delle Amministrazioni classificate a rischio. Seguono Arezzo, Siena e Grosseto, rispettivamente con il 97, il 94 e l’86 per cento delle municipalita’ considerate a rischio.

L’area interessata dal maltempo è dunque piu’ fragile rispetto alla media nazionale in Italia dove comunque – precisa la Coldiretti – ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico, dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità.

All’elevato pericolo idrogeologico in Italia non è certamente estraneo il fatto che un territorio grande come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è stato sottratto all’agricoltura che – afferma la Coldiretti – interessa oggi una superficie di 12,7 milioni di ettari con una riduzione di quasi il 27 per cento negli ultimi 40 anni. Il progressivo abbandono del territorio e il rapido processo di urbanizzazione spesso incontrollata non e’ stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque ed è necessario intervenire per invertire una tendenza che – conclude la Coldiretti
– mette a rischio la sicurezza idrogeologica del Paese.

Fonte: Asterisco Informazioni

Redazione

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