Volano le esportazioni di formaggi italiani all’estero con un aumento del 21,5 per cento nell’ultimo anno del valore delle esportazioni che spingono verso un fatturato estero record di poco inferiore ai 2 miliardi per l’intero 2011. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sul commercio estero nel primo semestre del 2011, in occasione di Cheese, la rassegna internazionale sulle “Forme del latte”, dalla quale emerge che negli ultimi dieci anni sono praticamente raddoppiati i formaggi italiani consumati all’estero in valore.
A spingere il successo dei formaggi italiani all’estero sono – sottolinea la Coldiretti – il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano che rappresentano da soli poco meno della metà del valore delle esportazioni di formaggi, con un aumento complessivo in valore nel mondo del 32 per cento, risultato di un aumento 27 per cento negli Stati Uniti, del 34 per cento nei Paesi dell’Unione Europea che assorbono gran parte della produzione destinata all’estero. Un andamento incoraggiante si riscontra anche sul mercato nazionale dove i consumi familiari sono saliti di oltre il 6 per cento con punte del 21 per cento per il Grana Padano e del 12 per cento per il Parmigiano reggiano, secondo le elaboraZioni della Coldiretti su dati Ismea.
L’espansione sui mercati esteri è però frenata dalla insostenibile presenza di formaggi “taroccati” che tolgono spazio al vero Made in Italy. I Paesi dove sono piu’ diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove – denuncia la Coldiretti – appena il 2 per cento dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi Made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso Made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita. Le imitazioni del parmigiano reggiano e del grano padano sono con il Parmesan la punta dell’iceberg diffuso in tutto il mondo, ma c’è anche – sottolinea la Coldiretti – il Romano prodotto nell’Illinois con latte di mucca anziché di pecora o la Fontina danese e svedese molto diverse da quella della Val d’Aosta, l’Asiago e il Gorgonzola statunitensi.
Bisogna combattere un inganno globale per i consumatori che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana sul piano internazionale cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai falsi ma è anche necessario – conclude la Coldiretti – fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine a tutti i prodotti lattiero caseari.
Fonte: Coldiretti