Enel chiede di oscurare un sito Greenpeace

L’Enel ha fatto richiesta al giudice di oscurare il sito di Greenpeace relativo alla campagna dell’associazione ambientalista “Facciamo luce su Enel” contro l’elevato impatto ambientale degli impianti a carbone dell’azienda elettrica. Di seguito il comunicato apparso sul sito di Greenpeace.

Enel ha chiesto al giudice di bloccare questo sito.

Da domani www.FacciamoLuceSuEnel.org potrebbe essere oscurato.

Abbiamo raccolto troppi indizi contro l’azienda, abbiamo scoperto troppe verità, abbiamo svelato che sotto quella patina di verde greenwashing c’è il nero del carbone. E non potendo smentirci con i dati, Enel prova a metterci il bavaglio: vuole l’oscuramento del sito e che non vengano più diffusi tutti i contenuti e i materiali informativi della nostra campagna, riservandosi di chiedere successivi risarcimenti.

In questi ultimi tre mesi abbiamo diffuso nuovi dati sul primato assoluto di Enel come emettitore di anidride carbonica: azienda n.1 in Italia con 36,8 milioni di tonnellate di CO2 emesse nel 2011, quarta in Europa con 78 MtCO2).

Ma la prova più scioccante è lo studio che abbiamo commissionato all’istituto indipendente di ricerca olandese SOMO. Questo studio – applicando a dati di emissione ufficiali la metodologia dell’Agenzia Europea per l’Ambiente – dimostra che la produzione termoelettrica a carbone dell’azienda è causa in Italia di una morte prematura al giorno e di danni al Paese stimabili in circa 2 miliardi di euro l’anno.

Noi parliamo della salute delle persone, del futuro dell’ambiente, del clima, del lavoro. Enel risponde che i danni da noi denunciati non hanno base scientifica, eppure sono calcolati con i metodi già adottati dall’Agenzia Europea per l’Ambiente.

La nostra campagna, forte e d’impatto, si basa su due affermazioni non smentibili: il carbone uccide ed Enel è di gran  lunga il primo produttore di elettricità da carbone in Italia.

Da sei anni Greenpeace contesta il peso delle emissioni di gas serra e la politica pro-carbone di Enel. L’azienda, finora, non ha mai aperto un confronto sulle sue politiche industriali: al contrario, ci ha inviato una lettera di risarcimento per 1,6 milioni di euro per le azioni di protesta fatte nei suoi impianti a carbone dal 2006 in poi. Domani in tribunale sarà costretta a discutere con noi.

Aspettiamo il verdetto e ci prepariamo ad aprire una partita anche sul diritto di espressione e di protesta.

La querela di Enel
La contro-relazione di Greenpeace

Redazione

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