Damiana Cavanha

“Noi, Comunità Guarani Kaiovà di Apy Ka’y tekoha in Dourados, Mato Grosso do Sul Brasile, desideriamo comunicare a tutto il mondo che il 15 Settembre del 2013 abbiamo rioccupato parte delle terre dei nostri Padri, dove vi è buona acqua e dove ancora resiste una piccola parte di foresta…”.

dam3E’ questo l’inizio della dichiarazione con la quale i Guarani di Apy Ka’y tekoha comunicano di essersi riappropriati di parte delle terre dalle quali sono stati cacciati con forza da fazenderos senza scrupoli con il supporto sfacciato di Autorità compiacenti. Già le terre dei Gaurani. Trasformate in gigantesche coltivazioni di canna da zucchero per fare fronte and una domanda di etanolo che richiede per il 2013 una produzione stimata di 200 milioni di tonnellate di materia prima, che rappresenta un incremento del 50% ripetto al 2005.  Impietosi interessi capitalistici che hanno costretto un’intera comunità, da dieci anni a questa parte, a vivere accampati in tende poste sul ciglio della strada. Miseri accampamenti che agli inizi di quest’anno sonon andati distrutti a causa di un misterioso incendio. Interessi deleteri per gli equilibri degli indigeni.  Mato Grosso” significa “foresta fitta” ma degli alberi non c’è più traccia. Negli ultimi quindici anni, anche le poche terre che i Kaiowá cercavano disperatamente di conservare sono state dimezzate e, oggi, misurano meno di 25.000 ettari. Le loro comunità vivono ammassate in anguste riserve istituite dal governo ai margini delle città. A Dourados, 12.000 Guarani vivono in soli 3.000 ettari. Questi minuscoli appezzamenti non sono sufficienti a sostentarli attraverso la caccia, la pesca e l’agricoltura tradizionali. I bambini soffrono quindi gravi forme di malnutrizione. Privati di ogni altro mezzo di sostentamento, per sopravvivere, spesso, adulti e ragazzi sono costretti a cercare lavoro come manovalanza stagionale nelle piantagioni di canna da zucchero e nelle distillerie d’alcol che circondano i loro territori. Generalmente, tre mesi di lavoro nelle piantagioni in condizioni di semi-schiavitù non fruttano loro che poche decine di dollari a testa. Al rientro nelle loro comunità, spesso gli uomini si portano appresso disperazione, alcolismo e dipendenza da droghe. Ma presto, gli indigeni si ritroveranno anche privi di questa estrema fonte di sostentamento. Il rapido processo di meccanizzazione sta infatti rendendo superflua la manodopera indigena. Nel novembre 2007, una delle società produttrici di etanolo è stata chiusa dalle autorità con l’accusa di aver ridotto in semi-schiavitù 800 indigeni. I Guarani del Mato Grosso do Sul soffrono anche razzismo, discriminazione e altissimi livelli di persecuzione da parte delle forze di polizia. Si stima che oggi ci siano oltre 200 Guarani in carcere, intrappolati in un sistema legale che non capiscono, con limitatissimo o nessun accesso all’assistenza legale. Alla maggior parte di loro non damiana1vengono forniti interpreti. Per effetto di questa situazione, sono stati condannati molti innocenti mentre ad altri sono state inflitte condanne eccezionalmente severe per reati minori. Senza più terra, perseguitati e privi di speranze e prospettive, tra i Guarani dilagano i suicidi a ritmi che non hanno uguali in tutto il Sud America. Negli ultimi ventotto anni, almeno 625 Guarani Kaiowá si sono suicidati; molti erano ragazzi. La più giovane, Luciane Ortiz, aveva solo 9 anni.  Stanchi di tutto ciò Damiana Cavanha, tre figli ed un marito morti perchè falciadi dai camion che ininterrottamente transitano la strada, non ha esitsato a guidare la rioccupazione delle loro terre, sfidando, con la sua figura minuta ma determinata, le violente reazioni dei fazendeiro e dei loro sicari, assoldati per intimidire, picchiare, uccidere.  “Abbiamo deciso – dichiara Damiana – di rioccupare quella parte della nostra terra ancestrale dove c’è un pozzo di acqua potabile e un piccolo lembo di foresta. Abbiamo deciso  di tornare nella terra in cui sono sepolti i nostri bambini, falciati dai veicoli degli imprenditori agricoli; dove giacciono due dei nostri leader assassinati dai killer al soldo degli allevatori, e uno sciamano di settant’anni, morto per aver inalato i pesticidi spruzzati da un aereo.”. Da quando gli imprenditori agricoli sono arrivati nel Mato Grosso do Sul, almeno 15 anni fa, è la quarta volta che la comunità di Apy Ka’y rioccupa la sua “tekoha” (terra ancestrale). Ogni volta, gli imprenditori li hanno sfrattati di nuovo con la forza costringendo la comunità a vivere accampata sul ciglio della strada per dieci anni, tra pericoli e squallore. I Guarani di Apy Ka’y stanno ora correndo un gravissimo rischio. Hanno già ricevuto tre minacce di morte e dicono che da quando hanno rioccupato l’area domenica scorsa, qualcuno ha già tentato di avvelenare la loro sorgente d’acqua. Il ranch che si è preso la loro terra ha assunto una famigerata agenzia di sicurezza privata per intimidire gli Indiani. Un gruppo di pubblici ministeri brasiliani ha descritto l’agenzia come “una milizia privata” e ha chiesto la sua chiusura. Un rapporto del 2009 sul trattamento riservato alla comunità e destinato al pubblico ministero, concludeva affermando “non è esagerazione parlare di genocidio”. “Di fronte alle minacce di morte, alla perdita dei nostri cari e a così tanta sofferenza e dolore, abbiamo deciso di rioccupare la nostra terra, APYKA’I (Apy Ka’y) il 15 settembre 2013” ha aggiunto Damiana. “Abbiamo deciso di lottare e morire per la nostra terra.” Situazioni come quella di Apy Ka’y non sono insolite per i Guarani del Brasile, che subiscono sempre più attacchi violenti da parte degli allevatori e imprenditori agricoli che occupano la loro terra ancestrale. Deluse dall’inerzia del governo e dalla lentezza con cui le autorità procedono nella demarcazione delle loro terre prevista dalla legge, negli ultimi anni molte comunità hanno deciso di rioccupare le loro terre da sole. “La mancata restituzione delle terre ai Guarani da parte del governo è vergognosa e illegale, e per gli Indiani è una vera catastrofe” ha commentato il direttore generale di Survival Stephen Corry. “La Presidente Rousseff è chiaramente in balia della lobby agricola, che è immensamente potente e influente, e sembra pronta a ignorare tranquillamente i suoi obblighi di legge. In queste circostanze, non sorprende che i Guarani stiano prendendo in mano la situazione. Hanno un disperato bisogno di sostegno, altrimenti, è molto probabile che saranno sfrattati e attaccati ancora”.

Aiutamo  i Guarani del Brasile. Ecco come.

Scrivendo al Governo brasiliano

Sostenendo  la campagna di Survival per i Guarani. Ogni euro raccolto aiuterà i Guarani a difendere i loro diritti umani, a riconquistare le terre ancestrali, a difendere le loro vite, a ripristinare i loro orti. Nessun importo sarà mai troppo piccolo.

Scrivendo all’ambasciata brasiliana in Italia

Potrebbe piacerti anche

Altri articoli in Mondo Rurale