UN FRUTTO DOLCE E GRADITO: Il Melone

Di questo frutto presente sulle nostre mense ormai in quasi tutto il periodo dell’anno, non si conosce bene l’origine; sembra infatti provenire dai paesi tropicali, dai quali è approdato in Italia nell’alto Medio Evo, rimanendo a lungo poco conosciuto e di conseguenza a poco coltivato fino al 1800. Risalgono infatti a questo periodo le selezioni e i miglioramenti genetici che hanno fatto assumere al melone le sue note caratteristiche. Il suo progressivo inserimento nel mercato del largo consumo, specialmente in Italia, lo ha fatto diventare una delle più importanti colture da frutto, la cui coltivazione è presente su gran parte del territorio nazionale soprattutto nelle varietà “cantalupo”, “relato”, e “invernale”. I meloni “cantalupo” (la cui denominazione è legata all’omonimo paese laziale in cui pare fu introdotto dai missionari provenienti dall’Asia intorno al XV secolo), hanno corteccia liscia e bitorzoluta di colore verde giallastro; i “retati”, caratterizzati da una rete sulla corteccia, hanno polpa abbastanza zuccherina di colore arancio; gli “invernali”, infine, sono caratterizzati da una buccia spessa liscia o corrugata di colore variabile dal giallo intenso al verde chiaro e polpa di colore bianco-verdastro; se raccolti non ancora maturi possono essere conservati per un lungo periodo (quattro cinque mesi). La coltivazione richiede temperature elevate e terreni profondi ben drenati ed esposti. Poiché la maggiore redditività si ha con le produzioni anticipate, la messa a coltura delle piante varia in funzione delle tecniche e dell’ambiente di coltivazione; si ricorre spesso infatti a “precolture” in ambienti riscaldati o riparati al fine di consentire una precoce crescita delle piantine. Per questi motivi si è progressivamente sviluppata la coltura in serra. In Sicilia, per le condizioni ambientali, è ancora dominante la coltura in pieno campo, la superficie interessata, infatti, è la maggiore d’Italia anche se la produzione è minore di quella di regioni come l’Emilia Romagna e il Lazio a causa di un’area più bassa. Negli ultimi anni si è intensificata anche da noi la coltura in serra dei tipi precoci come il “cantalupo” con eccellenti risultati qualitativi rispetto alla zuccherinità della polpa ed alla forma. Il momento più importante è quello della raccolta, poiché il maggior accumulo di zuccheri si ha solo pochi giorni prima della maturazione: a chi non è capitato infatti di acquistare un melone di bel aspetto che, una volta tagliato, ha rivelato la sua stretta parentela con la zucca! Bisogna quindi imparare a riconoscere il prodotto maturo pronto per il consumo, i cui segni principali sono costituiti dalla intensità del colore, dalla scomparsa della peluria, dal profumo intenso e da una incipiente screpolatura intorno al punto d’attacco del peduncolo che indica un recente distacco naturale del frutto dalla pianta. La parte commestibile è costituita dal 47% circa del frutto ed è formata per i1 92% d’acqua e dal 7- 9% da zuccheri solubili tra cui anche il saccarosio; pochissime le proteine 0,8%, mentre discreta la presenza di vitamine (A e C) e sali minerali (potassio). Per il suo contenuto prevalentemente acquoso costituisce un elemento a basso potere calorico (33 Kcal ogni 100 gr.) ed è di valido supporto per le diete alimentari ipocaloriche , le uniche scientificamente valide. E’ da notare anche la presenza del beta-carotene che agevola l’abbronzatura. Inoltre il melone possiede proprietà rinfrescanti, diuretiche ed eupeptiche che si traducono in vantaggi per chi soffre di gotta, stipsi, reumatismi e malattie renali. Spazio quindi al melone nella nostra alimentazione, le cui possibilità di utilizzazione (come frutta, per macedonia, gelati, canditi, marmellate, sciroppo, distillazioni di grappe e liquori) vanno ben al di là dell’uso come antipasto tradizionale (prosciutto e melone) cui siamo abituati.


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