Pochi sanno che il Rabarbaro (nome botanico Rhetun palmattun o Rheurn officinale) universalmente conosciuto come componente di liquori, bibite analcoliche, aperitivi e caramelle amare e digestive, è una pianta erbacea perenne che ha la sua zona d’origine nelle montagne della Cina accanto al lago Ku KuNor, nel Tibet e nella Mongolia fino ad una altitudine di 3.700 metri sul livello del mare e il cui uso nella farina copea orientale si perde nella notte dei tempi.
Della pianta, che può raggiungere un’altezza di due o tre metri, si usano i rizomi e le radici per il loro valore aromatizzante, aperitivo, digestivo, depurativo ed anche, a secondo i casi, astringente e lassativo dati i principi attivi (tannini ed antrachinoni) che essi contengono.
Nella tradizione popolare, anche di casa nostra, il rabarbaro è considerato un lassativo ma questo è vero soltanto nel caso in cui si assuma a dosaggi elevati; in realtà è soprattutto un regolatore intestinale e proprio perchè possiede queste proprietà è sconsigliato eccedere nell’uso. Proprio perchè è sempre stato apprezzato sia in farmacia che in alimentaristica, il rabarbaro è ancora oggi una pianta rara e costosa.
In Cina, nel cui territorio cresce appunto il vero rabarbaro, ogni anno si mettono all’asta importanti lotti del prezioso rizoma.
Dal momento che la Cina è la nazione in cui cresce in relativa abbondanza e in cui viene commercializzato e sfruttato, il vero rabarbaro è denominato rabarbaro cinese. In poche parole, il rabarbaro è un valido aiuto per una buona e completa digestione, favorisce l’eliminazione delle scorie, stimola il lavoro del fegato.