L’immagine di un cane che lecca la faccia di un bambino è stata appositamente scelta come copertina del magazine New York Times per lanciare un preciso messaggio: bisogna essere tutti un pò più sporchi per mantenere e far crescere l’equilibrio dei microbi che vivono dentro e sopra di noi.
Lo scrive Michael Pollan, docente di giornalismo alla Berkeley University of California che firma il servizio definendosi non più un semplice uomo ma un “superorganismo”, da quando il laboratorio del BioFrontiers institute della University of Colorado, di Boulder, gli ha sequenziato il “microbiome”, quello che lui ha chiamato ironicamente il suo secondo genoma: quello dei microrganismi che vivono nel suo corpo e che al contrario del primo si può modificare continuamente.
Questo include diverse centinaia di specie microbiche che condividono il suo corpo dentro e fuori, per oltre 100 milioni di batteri. Per ogni cellula vivente del nostro corpo abbiamo 10 microbi residenti, commensali (innocui scrocconi, li chiama Pollan), mutualistici (che ci aiutano) e, in pochi casi, patogeni, sottolinea il giornalista. Se questi microbi stanno bene anche noi siamo in salute.
Dopo anni di inviti a lavarci di più i medici ritrattano e gli scienziati che lavorano al progetto ‘American Gut Project’ per primi sperimentano una vita microbi-sostenibile, come spiega Pollan. ”Dovremmo coltivare il bel giardino di microorganismi che ci abita” spiegano i ricercatori. Ma ciò non e’ possibile e allora gli esperti suggeriscono di avere più attenzione nel somministrare gli antibiotici ai bambini; più relax nell’igiene di casa; incoraggiare i bambini a giocare fuori nella terra e con gli animali; ridurre o eliminare i cibi processati, industriali, privi di fibre e con additivi; consumare più prebiotici che incoraggiano la crescita dei batteri ‘buoni’, consumare cibi fermentati, come yogurt, crauti e cavolo ( tipo kimchi). Un ultima attenzione, la frutta e la verdura vanno comunque lavate bene perchè sono ricoperte di pesticidi ma se si possiede un orto biologico allora pulirle di meno e consumarne di più.