Pac: “Una riforma ambiziosa, siamo solo all’inizio”

Intervista al Presidente della Commissione Agricoltura dell’Europarlamento, Paolo De Castro, che interviene su sostegno pubblico all’agricoltura europea, gestione dei rischi, volatilità dei prezzi e sfide ambientali Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo.

Con la Comunicazione della Commissione presentata lo scorso 18 novembre il dibattito nuova Politica agricola comune (Pac) entra nel vivo. Quali saranno le caratteristiche del futuro sostegno pubblico all’agricoltura europea?

Abbiamo girato la domanda a Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura dell’Europarlamento.

Come valuta la Comunicazione sulla nuova Pac?

“Molto positivamente. E’ un documento d’indirizzo, non entra nello specifico delle questioni ma è una buona base su cui costruire una riforma ambiziosa. Poi è in linea con i principi generali già espressi dal Parlamento europeo l’estate scorsa”.

Nel documento si parla di rendere l’agricoltura europea più “verde”. Che vuol dire concretamente?

“La Pac delle origini dava risorse agli agricoltori europei chiedendo in cambio essenzialmente di produrre tanto, in modo da garantire cibo sano e sicuro ai consumatori. Questo meccanismo si è inceppato negli anni ottanta. La Pac è diventata uno strumento inefficiente, ha iniziato ad allontanarsi dai bisogni della società.

Oggi, a completamento di un ciclo di riforme cominciato nei primi anni Novanta, si sta lavorando perché la Pac riacquisti il suo carattere “comune”, di politica di tutti i cittadini. Si chiede quindi agli agricoltori europei non solo di continuare a produrre cibo sano secondo un alto standard di qualità, ma anche di fornire alla società beni pubblici, come la tutela della biodiversità e del paesaggio, e un impegno fattivo alla riduzione delle emissioni di gas serra”.

Cioè chi inquina di meno verrà premiato di più?

“La questione è più complessa. Diciamo che tutta una serie di pratiche agricole, anche molto semplici, come – per fare solo un esempio – la messa a riposo ecologica dei terreni, sono dei servizi che gli agricoltori danno alla società, senza una remunerazione del mercato.

Riconoscere il giusto valore a questa funzione ambientale sarà il compito della nuova Pac. Ma non basta. Dovremo mettere in condizione gli agricoltori, anche i piccoli, di accedere all’innovazione, a tecnologie a basso impatto ambientale, per ridurre gli sprechi e le inefficienze nell’utilizzo delle risorse naturali, prima di tutto l’acqua. E questo, senza perdere competitività sui mercati globali. Le sfide cui una politica agricola moderna deve saper rispondere non sono solo quelle ambientali”.

Quali le altre?

“Siamo entrati in un’epoca di nuova scarsità. La volatilità dei prezzi ne è una manifestazione evidente. Ormai anche piccoli spostamenti nella domanda possono portare a grandi variazioni delle quotazioni. L’instabilità dei mercati delle materie prime energetiche e agricole si ripercuote nella filiera agroalimentare colpendo i redditi principalmente a monte e a valle, gli agricoltori e i consumatori. Questo è dovuto anche alla struttura della filiera, in cui i poteri tra chi produce e trasforma, chi vende e chi acquista, non sono equilibrati”.

Come si risponde a queste sfide?

“Dobbiamo intervenire per riequilibrare i poteri nelle relazioni di filiera. La Pac del futuro deve inoltre prevedere strumenti operativi per la gestione del rischio, per tutelare le aziende nel caso di crisi improvvise, e difenderle dagli effetti della volatilità dei prezzi delle materie prime”.

Questo nella Comunicazione è solo accennato…

“Ecco perché dicevo che la Comunicazione è una buona base, ma molti dettagli dovranno essere definiti. Il Parlamento ha le idee già abbastanza chiare su tutti i temi che ho elencato. Abbiamo intenzione di portarle avanti”.

Fonte:  intervista realizzata da Vincenzo Mamba su Agronotizie n. 276

Redazione

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