Mappe aggiornate rischio sismico in Italia

mappa rischio sismicoLe mappe della pericolosità sismica in Italia non vengano aggiornate periodicamente, come invece accade in altri paesi a rischio come gli Stati Uniti e il Giappone. Così questi importanti strumenti per la sicurezza rischiano di invecchiare in attesa che una nuova catastrofe dia la sveglia, come accaduto dopo il terremoto del 2002 in Molise.

A ricordarlo e’ Gianluca Valensise, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

”La mappa di pericolosità sismica è uno strumento molto importante per la sicurezza, ma anche per un corretto utilizzo delle risorse da impiegare nella costruzione di edifici e infrastrutture”, spiega l’esperto.

”Aggiornarla periodicamente è fondamentale, perchè nel tempo cambia la nostra conoscenza del territorio e della sua sismicità. Per questo – aggiunge – negli Stati Uniti le mappe vengono aggiornate ogni 5 anni, in Nuova Zelanda ogni 10 e anche in Giappone sono riviste nell’arco di un decennio circa.

In Italia, invece, si inseguono gli eventi”. Il caso più lampante riguarda proprio la mappa MPS04 attualmente in vigore, preparata all’indomani del terremoto del 2002 in Molise che provocò il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia. ”Abbiamo dovuto ridisegnare la mappa ex novo – ricorda Valensise – perchè l’ultima che era stata trasformata in normativa risaliva al 1984, mentre quella più recente del 1998 era rimasta in un cassetto”.

La preparazione della mappa richiede un lavoro minuzioso da parte degli esperti. ”Innanzitutto bisogna dividere il territorio in zone omogenee che hanno una sismicità simile”, spiega il sismologo dell’Ingv.

”Per questo è necessario valutare le faglie e la capacità di produzione di terremoti delle diverse zone, usando anche le informazioni relative ai sismi avvenuti nel passato e raccolti nei cataloghi dei terremoti storici. Arriviamo così a calcolare la probabilità di osservare un certo scuotimento del suolo in una data area durante un determinato periodo di tempo”.

Le mappe di pericolosità sismica sono infatti carte ”probabilistiche e per questo possono essere difficili da leggere”, ricorda Valensise. ”Come nel caso del terremoto nel ferrarese del 20 maggio 2012, il fatto che l’area venga indicata sulla mappa come una zona a bassa pericolosità non significa che lì non si verificherà un terremoto di quella intensità, ma solo che è raro: ciò – conclude – significa che la mappa è ancora valida, non serve rifarla”.

Fonte: Ansa

Redazione

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