Incidenti stradali: colpa delle scaffe? Adesso paga il Comune

Le scaffe nel dialetto siciliano sono le buche nelle strade (tombini infossati oppure sporgenti, rattoppi o crepe del manto stradale, insenature e vere e proprie voragini ecc).
Con la recentissima sentenza n. 21328, la Suprema Corte ha accolto il ricorso di un uomo caduto con la sua Vespa in una strada antica, sdrucciolevole e con numerosi avvallamenti del centro storico di un
paese siciliano. Lo sfortunato motociclista aveva fatto causa all’amministrazione comunale per chiedere il risarcimento dei danni alla persona e al mezzo, facendo appello alla “responsabilità da custodia” prevista dal Codice civile (art. 2051: ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito). Secondo la Cassazione, infatti, incombe sul Comune sia l’obbligo di custodire e fare manutenzione sulla strada sia quello di ridurre in ogni modo possibile il pericolo di incidenti, attraverso la segnaletica che evidenzi le condizioni della strada o anche con l’impiego di agenti di polizia municipale. La vera importanza della sentenza sta nell’avere chiarito una volta per tutte la responsabilità “presunta” dell’amministrazione. In pratica il Comune è “automaticamente” responsabile in caso di incidente su strada dissestata e spetta ad esso l’onere di provare che il danno è stato provocato dal caso fortuito o, in tutto o in parte, dalla condotta colposa dell’utente.

Forse finalmente potremmo dire addio alle numerose scaffe che incontriamo nel nostro tragitto quotidiano. Vale la pena ricordare la divertente poesia di Renzino Barbera…

LA SCAFFA

Sintissi amico mio,

non mi dicissi camurrusu

ma c’è purtusu e purtusu.

La scaffa siciliana è un’altra cosa: scaffa che vale!

Non è la scaffa usuale, settentrionale,

che campa massimo ‘na simana e menza

ed è senza esperienza.

Noialtri abbiamo scaffe greche,

scaffe Normanne, scaffe d’Aragona,

E uno… ci si affeziona!

Io ne canuscio una, alla circonvallazione

Ca è pi mia come una passione:

la vitti nascere.

Fui alla sua prima comunione (tra idda e un copertone).

Ora ch’è fatta granni: ne ha fatto danni.

Quando ci passo sto con gli occhi bassi…

Idda che fa? Mi arriconosce e mi cafudda un colpo

Accussì, per confidenza,

e sospensione me ne scassa menza.

Avantieri passai e non sentii niente…

Che dispiacere! Tornai precipitosamente.

“Vuoi vedere che la tapparono, ‘sti disgraziati”?

Ma quannu mai!

Erano due carri armati

Ca dintra ‘a scaffa s’avevano sdirrupati.

Lei era la, bedda e sciacquata,

che mi guardava, tutta innamorata.

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