AGROALIMENTARE: Pescabivona, una storia nata lungo il Magazzolo

Le fiumare siciliane si caratterizzano per un microclima singolare che consente di ottenere produzioni agricole di pregio. Tra queste, il fiume Magazzolo, a volte chiamato anche Isburo, ricordato nella storia siciliana delle “Guerre Servili”, è una delle più singolari. Il corso d’acqua, sfocia nel mar Mediterraneo presso la località balneare detta Seccagrande del comune di Ribera, dopo un percorso di circa 35 km, dopo avere attraverso il territorio di Bivona, Alessandria della Rocca, Calamonaci e Ribera e dato vita all’invaso artifi­ciale Castello. In questo lembo di territorio vegeta in maniera eccellente il pesco, il cui frutto caratterizza l’intera stagione estiva. Bivona, per questa peculiarità è stata soprannominata la “capitale” della pesca siciliana. Da questo singolare connubio è nata una “coppia di fatto” la Pescabivona, conosciuta oramai in tutti i mercati nazionali ed europei. I primi pescheti si svilupparono negli anni cinquanta nella zona “San Matteo”. La pianta veniva coltivata consociata al pero e/o al melo, la produzione era limitata all’autoconsumo, mentre, la parte eccedente veniva commercializzata al dettaglio nei comuni limitrofi. In breve tempo, la gradevolezza del frutto ingigantì la sua fama, al punto che la superficie investita a pesco passò da pochi ettari agli oltre 1.100 di oggi. La riforma agraria regionale diede un impulso alla coltivazione poiché i vari assegnatari, destinarono la superficie ottenuta alla coltura del pesco. Nasceva così la “PescaBivona”, conosciuta anche come “Montagnola” o “Agostina” poiché l’epoca di maturazione ricadeva nel mese di agosto. L’ecotipo “Montagnola” si caratterizza per la forma tendenzialmente rotondeggiante, per la sutura delle valve superficiali e la cavità peduncolare profonda. La buccia è estesamente marezzata di rosso e aderente alla polpa e leggermente tormentosa (cioè ricoperta di una leggera peluria). La coltivazione è cresciuta negli anni insieme con le conoscenze tecniche dei produttori che nel tempo hanno appreso le competenze dei trattamenti fitosanitari, di potatura e della coltivazione che nel tempo sono state trasferiti in altri ambiti territoriali. Decisivo è stato il lavoro svolto dalla sezione operativa di assistenza tecnica di Cianciana e della Facoltà di Agraria di Palermo. La “Pescabivona” è l’asse portante dell’economia del comprensorio. La denominazione individua un insieme di ecotipi di pesche dal frutto gradevolmente aromatico, a polpa soda di colore bianco con leggera screziatura rossastra soprattutto in prossimità del nocciolo. Tali ecotipi producono frutti con caratteristiche fondamentalmente simili e riescono a fornire, grazie alla loro scalarità di maturazione, produzioni in un arco di tempo compreso tra i primi di luglio e fine settembre. Gli ecotipi attualmente coltivati sono quattro e sono denominati: Murtiddara (Primizia bianca), Bianca, Agostina e Settembrina. Prendono tutti origine da mutazioni originatesi spontaneamente in piante di popolazioni locali di antica coltivazione o da semenzali di origine sconosciuta che, comunque, hanno sempre avuto origine e sì sono diffuse nel territorio comunale dì Bivona e in alcune aree limitrofe. Nonostante la bontà e la nomea, la “pescabivona” trova difficoltà di commercializzazione per la pressante concorrenza di altre aree produttive siciliane che furbescamente vendono il pro dotto camuffandolo come il gioiello bivonese. L’amministrazione locale insieme ai produttori per salvaguardare la “Pescabivona”, attraverso l’istituzione di un marchio europeo dì riconoscimento (Indicazione geografica protetta) tendono a tutelare il prodotto ed i consumatori. La sagra della “Pescabivona” istituita nel 1984 e che ogni anno si ripropone è anche un momento per dare lustro a un territorio che sotto l’aspetto produttivo, ambientale e storico trova pochi eguali in tutto il territorio siciliano. Gli altri poli d’eccellenza della pesca siciliana sono Pesca dei Monti Sicani (Burgio, Castronovo di Sicilia, Palazzo Adriano, S. Carlo – Chiusa Sclafani), Pesca tardiva di Delia, Pesca tardiva di Riesi, Pesca tardiva di Leonforte, Pesca di Caltagirone, Pesca di Mojo Alcantara, Nettarine dei Nebrodi.


Granita alla pesca

Ingredienti

150 gr. di zucchero

1 bicchiere di acqua

400 g. di pesche

1 limone (succo)

Vanillina

preparazione:

Mettete lo zucchero in una casseruola con l’acqua e portate a ebollizione. Lavate le pesche senza sbucciarle, privatele del nocciolo e tagliatele a pezzetti. Mettete i pezzetti nella casseruola, rimestateli nello sciroppo e lasciate cuocere per ca. 30 minuti. Togliete il composto dal fuoco e lasciatelo raffreddare completamente; quindi passatelo al setaccio di crine e raccogliete il purè in una terrina. Unitevi il succo del limone ed un pizzico di vanillina e amalgamate bene; poi travasatelo nelle vaschette del ghiaccio e mettetelo in freezer per circa “i ore, rimestando ogni 30 minuti. Trascorso il tempo, distribuite la granita e servite.


Crostata di marmellata di pesche

Ingredienti

600 gr. di farina

200 gr. di zucchero

150 gr. di burro (Si può utilizzare olio extravergine di oliva)

4 uovo

2 bustine di lievito,

polvere di cannella o “saporita”

300 gr. di marmellata di pesca

sale quanto basta

preparazione:

Setacciare la farina, porre al centro la cannella, il sale, lo zucchero, il burro a pezzetti,le uovo ed impastare lavorando il meno possibile. Lasciare riposare la pasta per pochi minuti, imburrare una tortiera di 45 cm. di diametro, stendere la pasta allo spessore di 1,5 cm. e rivestire il fondo ed i bordi della tortiera; mettere sulla pasta la marmellata. Con il resto della pasta frolla fare striscioline e incrociarle a griglia. Ripiegare la pasta del bordo verso l’interno e con una forchetta creare sulla pasta motivi decorativi. Mettere al forno a calore medio (200°) e cuocere per 35 minuti circa.

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