Per salvare il mondo non occorre diventare tutti vegetariani come qualcuno suggerisce, ma di sicuro il consumo di carne va drasticamente abbassato, almeno della meta’. Lo afferma uno studio americano pubblicato dalla rivista Environmental Research Letters, secondo cui il taglio e’ necessario per stabilizzare i livelli di ossido di azoto, uno dei gas serra piu’ pericolosi.
Gli ossidi di azoto, prodotti per l’80% dall’agricoltura, catturano 300 volte piu’ calore della CO2, e resistono in atmosfera per 100 anni, due caratteristiche che li piazzano al terzo posto fra i gas serra piu’ critici. Lo studio di Eric Davidson del Woods Hole Research Center, in Massachusetts, ha esaminato diversi possibili scenari futuri sulle emissioni di questi gas, verificando quali sono le condizioni necessarie per stabilizzarne la quantita’ in atmosfera. Il risultato e’ stato che sarebbe necessaria una riduzione del 50% del consumo di carne nei paesi industrializzati, oltre a un raddoppio nell’efficienza d’uso dei fertilizzanti: ”Il consumo di carne nei paesi occidentali era 78 chili a testa nel 2002 e arrivera’ a 89 nel 2030, mentre nei paesi in via di sviluppo si passera’ da 28 a 37 – spiega Davidson – stiamo vivendo in modo un po’ troppo lussuoso, un taglio a 40 chili pro capite non sembra un grosso sacrificio”.
A produrre i gas sono alcuni batteri che trasformano l’azoto nei fertilizzanti e nei liquami degli allevamenti, spiega l’esperto. Proprio l’eccesso di fertilizzanti e’ responsabile anche delle ‘zone morte’ oceaniche, quindi una riduzione del consumo di carne, e quindi anche delle pratiche legate alla produzione degli alimenti per il bestiame, permetterebbe miglioramenti anche su questo fronte.