Il monito di Italia Bio: “Bisogna comprendere le ragioni profonde degli agricoltori e ridare valore al cibo e dignità al lavoro nei campi”
“Bisogna comprendere le ragioni profonde degli agricoltori, ridare valore al cibo e dignità al lavoro. Gli agricoltori che protestano per le strade e nelle piazze d’Italia e d’Europa sono l’espressione di un malcontento generale e di un grave disorientamento provocato dalle scelte ondivaghe dell’Unione Europea che anche noi di Italia Bio da tempo contestiamo”.
Così si esprime Lillo Alaimo di Loro, presidente di Italia Bio, nel commentare le recenti proteste di piazza organizzate dai cosiddetti ‘agricoltori traditi’.
“Non si può sposare la politica di ridurre le emissioni di CO2 colpendo le attività agricole che hanno sempre assicurato gli alimenti necessari alle popolazioni e poi incoraggiare la produzione di cibi artificiali e la farina di insetti che non fanno parte della nostra millenaria tradizione alimentare”, afferma Di Loro che aggiunge: “Ed è pure offensivo per la dignità degli imprenditori agricoli pensare di far loro abbandonare i terreni in cambio di un reddito di sussistenza, relegandoli a una esistenza simile a quella delle tribù native americane”.
A una simile eventualità si associa il pericolosissimo esodo rurale di fatto già in corso che, oltre a imprimere una non sopportabile pressione demografica sulle grandi città, riduce la presenza dell’uomo sui territori più fragili, a partire da quelli di montagna e di alta collina, esponendoli ancora di più al pericolo degli incendi e del dissesto idrogeologico.
L’obiettivo ambizioso di convertire in biologico entro il 2030 il 25% della superficie agricola utilizzabile europea (quasi 175 milioni di ettari), previsto dalla cosiddetta strategia “Farm to Fork”, risulta velleitario se non si riconosce il ruolo protagonista degli agricoltori. La conversione ecologica dei sistemi produttivi non può prescindere dal mantenimento di un corretto rapporto tra città e campagna e dalla “attrattività dei territori” per evitare l’abbandono del sistema rurale. L’agricoltura rappresenta le fondamenta dell’economia e della libertà dei popoli e deve garantire la “sovranità alimentare” dei Paesi e l’accesso a tutti ad un cibo “sano, reale e giusto”.
Ciò che gli agricoltori giustamente vogliono continuare a fare è produrre cibo di qualità che, oltre a sfamare e ad offrire soddisfazione al palato, contribuisca a mantenere la salute della popolazione. Pensare di esautorarli da questo ruolo sociale è pura follia. La perdita di identità per un gruppo o per un popolo è una ferita insanabile che si riverbera negativamente su tutta la società.
“L’agricoltura biologica è un modello virtuoso di sostenibilità, ma non comprendere nel giusto senso le rivendicazioni profonde degli agricoltori in protesta, banalizzandole come estreme e populiste – conclude Di Loro – significherebbe perdere l’unica opportunità che abbiamo di transitare verso una società più giusta oltre che ecologicamente compatibile”.