Rinnovabili, Giansanti: “Gli agricoltori vogliono fare di più, ma occorrono regole certe e semplificazione”

“Accelerare sullo sviluppo della produzione nazionale di energia rinnovabile impostando un piano di crescita del comparto adeguato alle necessità delle imprese italiane, che integri e diversifichi le fonti di approvvigionamento. Il settore agricolo può dare un contributo determinante su fotovoltaico, biogas (cogenerazione/biometano) e biomasse”.

E’ quanto ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alla due giorni “Farming possible”, organizzata a Roma dal CIB.

“Le imprese agricole sono pronte a dare un ulteriore contributo al settore. Già ora le aziende del biogas rappresentano il 6,5% della produzione rinnovabile italiana, ma si può fare di più. Occorrono tuttavia alcuni interventi – ha spiegato Giansanti – riconducibili a un piano organico dal punto di vista normativo e tempi certi per riuscire a mettere in atto quanto previsto dal PNRR. Occorre anche una revisione del Piano Nazionale Integrato per le Energie e il Clima in cui venga finalmente ben evidenziato il ruolo delle bioenergie, comprese le biomasse forestali, il cui apporto oggi non è valorizzato”.

A riguardo fondamentale è la definizione di un regime fiscale sugli impianti a biogas esistenti in tempi rapidi.

Analogamente per Confagricoltura è necessario valorizzare la digestione anaerobica per il settore dell’allevamento, ancor più centrale in funzione degli obiettivi di riduzioni di gas serra (-55% entro il 2030)”.

“Fermi restando gli obiettivi 2030, – ha ricordato il presidente di Confagricoltura – in questo percorso non dobbiamo perdere nessun impianto, salvaguardando anche la produzione elettrica”.

Un altro capitolo importante è il carbon farming, con la proposta della Commissione UE che istituisce il primo quadro europeo per certificare, in modo affidabile e su base volontaria, gli assorbimenti di carbonio di alta qualità.

“L’agricoltura può ricoprire un ruolo di primo piano grazie al sequestro di carbonio attraverso l’impiego di pratiche agronomiche mirate – ha concluso Giansanti – Il sequestro di carbonio nel suolo da parte di agricoltori e silvicoltori costituirà un nuovo modello di business verde per contrastare il cambiamento climatico e aumentare la resilienza dell’ambiente, perseguendo così gli obiettivi europei. L’ennesima riprova che sostenibilità ambientale ed economica, opportunamente gestite, viaggiano di pari passo”.

Redazione

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