Preaperture caccia, gravi danni per fauna e rischi per la pubblica incolumità


«Le aperture anticipate della caccia, adottate dalla maggior parte delle Regioni e che regalano ai cacciatori la possibilità di impugnare le doppiette già dai primi giorni di settembre restano pratiche dannose che vorremmo fossero archiviate in nome della biodiversità, del rispetto delle normative nazionali e delle direttive europee.»

Questo è il commento della Protezione Animali alla vigilia delle preaperture della stagione di caccia (si tratta di alcune giornate fisse stabilite da ogni singola Regione), in occasione delle quali saranno uccisi soprattutto merli, tortore, quaglie e corvidi. «Nel corso degli anni, specie in quest’ultimo, abbiamo assistito a una maggior consapevolezza delle Regioni che sembrerebbero prestare più attenzione ai dati scientifici e, di conseguenza, più inclini a limitare le specie cacciali e le giornate di spari – prosegue l’Enpa -; ma questo, di fronte alla distruzione degli ecosistemi, di fronte ai cambiamenti clima e alla crisi delle biodiversità, è soltanto un piccolissimo passo avanti. Tanto più che proprio la tutela della biodiversità rappresenta una priorità sancita dalla nostra Costituzione.»

Inoltre, secondo l’articolo 18 della legge 157/92, modificato recentemente dalla legge Comunitaria 2009, tutti gli uccelli non possono essere oggetto di caccia nelle fasi biologiche fondamentali della loro esistenza, come la riproduzione. Una fase che in questo periodo per moltissime specie non può ancora considerarsi chiusa, poiché i piccoli continuano a essere dipendenti dai loro genitori. Aprire agli spari a settembre, dunque, vuol dire causare la morte non soltanto dei potenziali “genitori” ma degli esemplari più giovani, disturbati nella fase più delicata della loro vita.

«Le preaperture sono concessioni ormai anacronistiche che devono essere archiviate, e non solo per la tutela degli animali e per il rispetto delle normative vigenti – conclude l’Enpa -: aprire la caccia nel mese di settembre significa anche mettere a rischio la vita dei turisti, che, sempre più numerosi in questo periodo dell’anno, frequentano le nostre campagne e si avvicinano alla natura. Essere accolti dal rumore degli spari, con il rischio di rimanerne vittima, non rappresenta certo un buon biglietto da visita per le nostre Regioni.»

Fonte: ENPA

Redazione

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