Maestoso domina da quasi mille anni la piana di Sibari, la più fertile della Magna Grecia. Nato come fortezza sotto il governo di Ruggero il Guiscardo nel 1073, come si evince dai frammentari documenti giunti fino a noi, nel corso dei secoli ha subito non pochi rimaneggiamenti.
La prima trasformazione si deve al conte Roberto Sanseverino che l’ha destinato in parte ad abitazione signorile ed in parte gli ha fatto assumere quell’aspetto tipico dell’architettura fortificata. Poi è stata la volta, nel 1490, del restauro – ampliamento per volontà del re Ferdinando D’Aragona che ha fatto inglobare il vecchio Mastio normanno in una nuova struttura quadrangolare, nei cui angoli furono collocate tre torri orientate secondo i punti cardinali. Nel 1515-1516, ritornati i conti Sanseverino, vennero eseguiti interventi soprattutto di fortificazione che permisero nel 1538 la resistenza all’assedio del pirata ottomano Kahyred-D’in. Ma è tra il 1650 e il 1720 ad opera dei duca Saluzzo, intanto divenuti proprietari del maniero, che il castello assume pressappoco la forma che conserva tutt’oggi. In quegli anni, infatti, furono costruite la torre ottagonale sopra il Mastio e la cappella di S.Agostino, aggiunte nuove stanze e decorazioni, completate tutte le coperture. Nella seconda metà dell’800 i Baroni Compagna, che nel 1828 avevano acquistato il castello, trasformarono il fossato in orto botanico con l’allevamento di animali esotici, fecero affrescare dal maestro Varni la cupola di Sant’Agostino e la torre del Mastio e realizzare nella Sala del Trono dal maestro Perricci il Salone degli Specchi (quello presente al Quirinale è una riproduzione di quello coriglianese). Nel 1869 -1872 l’edificio viene arricchito di tele di pregevole fattura come il trittico della “Madonna delle Rose con ai lati S. Agostino e S. Antonio Abate” del Morelli.
Il fascino dell’edificio ha attirato diversi sovrani come Carlo III di Borbone nel 1735 e Umberto di Savoia nel 1932.
Il maniero nel 1971 fu venduto alla Mensa Arcivescovile di Rossano, e dopo una lunga trattativa nel 1979 fu acquistato dal Comune di Corigliano Calabro che, grazie ad un progetto finanziato dalla Comunità Europea, tra il 1988 e il 2002 portò a compimento gli ultimi lavori di restauro. Dal 2003 l’A.T.I. Framundo, che prende il nome dal primo castellano, è il gestore del Museo Castello Ducale.
Visitare il Castello significa scoprire il luogo della ricchezza e lo scrigno dei tanti misteri. Diverse le leggende che ruotano attorno ad esso c’è quella che vuole che vi sia nato nel 1354 Carlo D’Angiò (re di Napoli col nome di Carlo III) e quell’altra che racconta che le donne entravano nel salone vestite e si ritrovavano nude (in realtà era il barone che esercitava il diritto della prima notte)…
Con i suoi innumerevoli saloni e sale affrescate, i mobili d’epoca, le armi e gli oggetti appartenuti ad alcune delle famiglie fra le più nobili e ricche del regno di Napoli, il visitatore si sente attratto da un’atmosfera magica che pian piano pervade i suoi sensi allentandolo dalla realtà e portandolo indietro nel tempo.