Il metodo LEADER nel mondo

Per una Rete globale dei Gruppi di Azione Locale LEADER.

Uno dei più importanti obiettivi della presidenza finlandese dell’Associazione europea LEADER per la sviluppo rurale (ELARD – European LEADER Association for Rural Development) è la divulgazione del metodo LEADER sia nei Paesi europei che extraeuropei. Forte dell’esperienza accumulata dai suoi associati in materia di cooperazione l’Associazione ha voluto fare il punto sulla diffusione del metodo LEADER in tali aree. E lo ha fatto con un convegno organizzato in collaborazione con la Rete rurale finlandese il 15 e 16 Giugno scorsi all’Hotel Ellivouri di Sastamala, a poche ore di distanza da Helsinki in Finlandia. Al Convegno hanno preso parte 155 delegati provenienti dal Brasile, Mozambico, Nigeria Pakistan, Tunisia, Inghilterra, Spagna, Slovacchia, Romania, Portogallo, Polonia, Olanda, Lituania, Irlanda, Ungheria, Gracia, Francia, Estonia, Repubblica Ceca, Croazia, Bosnia, oltre a numerosi GAL Finlandesi nonché rappresentanti della FAO, della Commissione europea e della Rete Europea per lo sviluppo rurale.

Eero Uusitalo – Ministro agricoltura finlandese

Numerosi e qualificati gli interventi tra i quali va senz’altro evidenziato quello del Ministro dell’agricoltura finlandese Eero Uusitalo. Da sempre un convinto estimatore del metodo LEADER, ha avuto la lungimiranza di rendere l’intera Finlandia area LEADER, ed ora ne coglie i frutti anche con questo processo di “internazionalizzazione” della metodologia LEADER che non a caso parte dalla Finlandia. “La fase pilota Leader è ormai alle spalle – esordisce il Ministro – Il Leader non dovrebbe essere inteso come un programma che si occupa solo di progetti su piccola scala. Si tratta di uno strumento efficace che permette il pieno sfruttamento delle scarse risorse delle aree rurali per il loro sviluppo.”

Il Ministro ha continuato ad evidenziare i principali rischi e le difficoltà nell’applicazione del metodo Leader all’estero e in particolare nei paesi in via di sviluppo. Difficoltà che trovano la loro sintesi nella mancanza o nella debolezza delle strutture addette allo sviluppo locale che con la scarsa volontà delle classi politiche locali costituiscono il vero ostacolo nella diffusione del metodo LEADER nei Paesi in via di sviluppo. Nonostante gli ostacoli sopra elencati, il Ministro ha espresso la sua ferma convinzione che il LEADER è un elemento essenziale che consente un sostenibile sviluppo locale nel mondo globalizzato. “E nonostante le grandi differenze storiche, culturali – conclude – le aree rurali di diversi paesi condividono in gran parte gli stessi problemi, il che significa che le politiche rurali hanno molto in comune. Questo di per sé rende LEADER un metodo adeguato di sviluppo locale che potrebbero essere potenzialmente utilizzabile ovunque”

Il Seminario, nei suoi due giorni di intensa attività, ha voluto esplorare nuove iniziative capaci di fare comprendere il vero potenziale del metodo LEADER oltre gli stretti confini della UE. Le presentazioni dei progetti LEADER realizzati in Paesi extra UE come la Russia, l’Ucraina, l’America Latina e l’Africa (Mozambico – Capo Verde), hanno dimostrato che è possibile implementare il LEADER in aree extra UE, dimostrandosi flessibile in differenti contesti socio-economici. Le presentazioni hanno inoltre dimostrato la favorevole accoglienza da parte delle popolazioni locali della metodologia LEADER che ha avuto un impatto positivo nelle comunità coinvolte. In Mozambico il LEADER ha contribuito a creare nuovi posti di lavoro, a migliorare la qualità del cibo prodotto localmente e, soprattutto, ha contribuito al progressivo affermarsi della comunità. A Capo Verde i risultati positivi ottenuti da iniziative finalizzate alla riduzione della povertà stanno facendo valutare al Governo la possibilità di generalizzare la metodologia a livello nazionale.

E’ ovvio che non è facile conciliare elementi di base della filosofia LEADER, quali il bottom up, democrazia partecipativa ecc, con culture e tradizioni così diverse da quelle europee. Dalle relazioni sul LEADER in Mozambico ed in Russia è emersa la riluttanza di parecchia gente ad impegnarsi nelle attività nel momento in cui si è iniziato a parlare di bottom up. Nonostante ciò i progetti pilota hanno dimostrato che è solo una questione di tempo. Infatti una volta la popolazione locale capisce il suo potenziale, l’importanza delle sue opinioni, la consapevolezza di essere l’artefice del suo futuro, tutte le barriere culturali e tutti gli ostacoli iniziano ad attenuarsi con il risultato, ad esempio, di un numero sempre maggiore di donne e giovani che partecipano attivamente al progetto LEADER in Mozambico.Dai lavori del seminario è emerso con forza il ruolo che il metodo LEADER potrebbe assolvere per i Paesi in via di sviluppo. Ciò anche alla luce dei non sempre positivi risultati delle attuali forme di aiuto e potrebbe rappresentare una nuova modalità ed nuovo approccio per lo sviluppo di tali Paesi. Una posizione da noi fortemente sostenuta in aree calde del Pianeta verso le quali scorrono flussi enormi di denari con una metodologia sulla quale abbiamo da sempre esternato fortissime perplessità ( vedasi i nostri articoli: “Le primavere arabe” https://www.lafrecciaverde.it/?p=4727 e “Rivoluzioni travolgenti” https://www.lafrecciaverde.it/?p=4165).

Infine un messaggio verso l’Europa. Nei Paesi in via di sviluppo la burocrazia a livello locale è quasi inesistente. Pertanto non è difficile avviare forme di intervento di sviluppo locale senza importanti stravolgimenti della legislazione vigente, rispecchiando l’approccio LEADER le esigenze locali e rivolgendosi direttamente alla popolazione locale. Fattore che a volte tende ad essere dimenticato dalla nostra Unione Europea, dove una burocrazia opprimente, strutture che spesso si sovrappongono, rendono poco chiara per le popolazioni locali la sua politica di sviluppo rurale.

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