In occasione della Giornata dell’ambiente, celebrata il 5 giugno, scopriamo con il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni Survival International alcune delle affascinanti tecniche di conservazione che i popoli tribali hanno dei loro ambienti.
Gli Awá della foresta amazzonica nord-orientale, in Brasile, conoscono almeno 275 piante utili e almeno 31 specie di api. A ogni tipo di ape è associato un animale della foresta, come la tartaruga o il tapiro. Negli anni ’80 il Programma Gran Carajás aprì le terre Awá a taglialegna e allevatori illegali; da allora, più del 30% di uno dei territori della tribù è stato distrutto.
I “Pigmei” Baka dell’Africa centrale mangiano 14 tipi diversi di miele selvatico, e più di 10 tipi di igname. I Baka lasciano parte della radice nel terreno e in questo modo diffondono nella foresta l’igname selvatico – uno dei cibi preferiti da elefanti e cinghiali. I Baka imparano sin da piccoli a non eccedere nella caccia degli animali della foresta. “Quando troviamo una femmina con il suo piccolo, non possiamo ucciderla” racconta una donna baka. “In particolare, è severamente proibito uccidere i cuccioli se camminano vicino alla loro madre”. Tuttavia, nonostante la loro intima conoscenza dell’ambiente, i Baka del Camerun sud-orientale vengono arrestati, picchiati, torturati e persino uccisi dai funzionari forestali.
I Boscimani d’Africa consumano più di 150 specie di piante; la loro dieta è ricca di vitamine e altri elementi nutritivi. Tuttavia, se vengono sorpresi a cacciare per nutrire le loro famiglie, gli ultimi cacciatori boscimani subiscono abusi, torture e arresti. “So come prendermi cura degli animali. Con gli animali sono nato e vissuto; qui c’è ancora tanta selvaggina” ha detto un Boscimane. “Se venite nella mia terra troverete tanti animali, e questo dimostra che so prendermi cura di loro. In altre aree, non ce ne sono più.”
In India i Baiga hanno dato vita a un progetto per “salvare la foresta dal dipartimento forestale” e hanno stabilito regole, per la propria comunità e per gli esterni, a protezione della foresta e della sua biodiversità. Grazie al loro progetto, la disponibilità di acqua è aumentata e la tribù ha potuto raccogliere nella foresta più erbe e medicine rispetto a prima. La tribù non caccia le tigri – al contrario, considera questo animale la sua “piccola sorella”. Tuttavia, migliaia di Baiga – così come altri popoli indigeni dell’India – sono stati sfrattati illegalmente e con la forza dalle loro terre ancestrali nel nome della ‘conservazione’ della tigre, mentre i turisti sono benaccetti. “Le guardie forestali non sanno prendersi cura delle tigri” ha detto un uomo baiga. “Se ne vedono una, fanno venire molti gruppi di turisti a vederla. Tutto ciò è davvero dannoso per le tigri, ma i guardaparco non riescono a capirlo.”
Ci sono molti altri esempi che dimostrano come i popoli indigeni siano i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale – immagini satellitari e ricerche accademiche, ad esempio, rivelano che i popoli indigeni costituiscono una barriera fondamentale contro la deforestazione delle loro terre. Nonostante ciò, gli indigeni vengono sfrattati illegalmente nel nome della “conservazione”. Anche se le hanno vissute e gestite per millenni, spesso le loro terre sono erroneamente definite “vergini”. I popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro – dopo tutto li gestiscono, e ne dipendono, da millenni” ha dichiarato il Direttore generale di Survival, Stephen Corry.
“Se vogliamo che la conservazione funzioni davvero, i conservazionisti dovrebbero iniziare a chiedere ai popoli indigeni di quale aiuto hanno bisogno per proteggere le loro terre, ascoltarli, ed essere pronti a sostenerli il più possibile. Quando si parla di conservazione, urge davvero un cambiamento radicale di mentalità.”

Per combattere questi abusi Survival ha lanciato un appello per un nuovo modello di conservazione, che metta al centro i diritti dei popoli indigeni.
Firma questo appello per esprimere il tuo sostegno ai nostri Principi per la conservazione:
• I popoli indigeni sono, generalmente, i migliori conservazionisti; hanno gestito in modo sostenibile le loro terre per molte generazioni.
• Solitamente, lo sfratto forzato dei popoli indigeni provoca danni ambientali.
• Questi sfratti violano i diritti umani, e i conservazionisti dovrebbero opporvisi.
• Il modo più economico e veloce per conservare aree ad alta biodiversità è rispettare i diritti dei popoli indigeni.
• Il mondo non può più permettersi un modello di conservazione che distrugge i popoli indigeni: è un danno sia per la diversità umana sia per l’ambiente.