Gran parte dei territori siciliani vocati alla ficodindiacoltura dedicano al mese di ottobre una serie di eventi e sagre gastronomiche che risultano di grande attrazione turistica.

Da Occidente ad Oriente questo semplice e generoso frutto è capace di entusiasmare e mobilitare migliaia e migliaia di appassionati del singolare frutto.

Iniziamo la panoramica dei comuni nei quali viene celebrata la festa del ficodindia.

Alimena (PA)

Ad aprire il mese del ficondindia ci ha pensato la comunità di Alimena con una sagra dedicata anche alle bucce fritte dette masticuttè, tenutasi la prima domenica di ottobre, manifestazione arrivata alla quarta edizione. Non solo frutto ma anche due derivati: il masticuttè e le bucce panate e fritte di ficodindia. La manifestazione ha visto la presenza di stand artistici, gastronomici e artigianali che hanno richiamato le forme e i colori del frutto simbolo della mediterraneità. Il Masticuttè, è una caramella gommosa, ottenuta essiccando al sole una mostarda ricavata dal mosto cotto del ficodindia, a cui vengono aggiunti un po’ di farina, cannella e pepe. Non è mancata la granita al ficodindia, cocktail a base di ficodindia, biscotti al ficodindia, fiori essiccati per decotto, frittelle al ficodindia, marmellata al ficodindia, l’Opunzia, un formaggio stagionato con bucce di ficodindia.

San Cono (CT)

Il Ficodindia di San Cono, giunto alla XXXVI^ Sagra del Ficodindia, si è svolto da venerdì 6 a domenica 8 ottobre 2023; è l’unico frutto si siciliano che si può vantare del riconoscimento europeo della Dop. La zona di produzione del Ficodindia di San Cono DOP interessa il territorio posto ad altitudine compresa tra 200 e 600 metri s.l.m. dei comuni di San Cono e San Michele di Ganzaria, in provincia di Catania, Piazza Armerina in provincia di Enna e Mazzarino in provincia di Caltanissetta, nella regione Sicilia. La manifestazione è uno dei momenti coinvolgimenti dell’intera comunità. Una sagra che si celebra dal 1984 la magnificenza del frutto tipico sanconese, il “bastardone”. La ficodindicoltura è l’attività economica di punta, tanto che San Cono è oggi definito come la “capitale del ficodindia”. La sagra è il momento di eccellenza della esposizione e promozione del frutto. La sagra è la vetrina attraverso la quale è messa in mostra l’intera comunità con tutte le sue peculiarità storiche, artistiche e gastronomiche. La degustazione di prodotti a base di ficodindia ha caratterizzato la manifestazione: confetture, rosoli, centrifugati, mostarde, e tanti dolci, in abbinamento a formaggi ed altri prodotti tipici locali. Tra le singolarità alcuni derivati del ficodindia utilizzati per la cosmesi.

Militello in Val di Catania (CT)

Il comune di Militello in Val di Catania dedica all’opuntia ficus due lunghi weekend. Alla 31esima Sagra della mostarda e del ficodindia si partecipa a numerosi eventi all’insegna dello spettacolo, della gastronomia, dell’arte e della cultura. Le date sono (6-7-8 e 13-14-15 ottobre 2023). La mostarda è ottenuta dal succo di ficodindia cotto in una pentola e fatto ridurre della metà con la cottura a fuoco dolce per circa un’ora, schiumando quando si rende necessario. Una volta che il succo si sarà ridotto viene incorporata della farina, poco alla volta, continuando a mescolare sempre con un cucchiaio di legno per evitare la formazione di grumi. La mostarda viene servita in particolari stampini di terracotta. La mostarda può essere cosparsa con mandorle tostate con la pelle e tritate grossolanamente. La sagra della mostarda e del ficodindia ha in programma mostre, visite guidate, convegni, sfilate di carretti siciliani, gruppi folkloristici e bande musicali. La sera in piazza spettacoli musicali dal vivo.

Roccapalumba (PA)

Il 13 – 14 – 15 ottobre è il turno di Roccapalumba, cittadina conosciuta, oltre che per il ficodindia, anche come “Paese delle stelle”. La XXII edizione, denominata Opuntia Ficus-indica Fest è l’occasione per degustare i fichidindia ed anche altre specialità siciliane. Molti gli spettacoli, le mostre, le visite guidate, le esibizioni e gli eventi in programma che accompagneranno le tre giornate dedicate al gusto e alla gastronomia. Oltre alla coltivazione del frutto per il consumo fresco, le antiche tradizioni contadine ci tramandano l’utilizzo dei fiori essiccati per la preparazione di decotti dalle notevoli proprietà diuretiche e antinfiammatorie. Alla tradizione culinaria del passato si rifà anche l’uso della buccia per la preparazione di un’ottima mostarda.

Santa Margherita di Belìce (AG)

Santa Margherita di Belìce, il paese della città del Gattopardo, il 14 -15 ottobre XXII sagra del ficodindia. La Città del Gattopardo ospiterà due giornate di eventi dedicati al Ficodindia, con ricche degustazioni, mostre, intrattenimento, esposizione di artigianato locale e confronti tecnici. Location centrale dell’evento saranno Piazza Matteotti, lo splendido Palazzo Filangeri Cutò che ogni giorno è meta di visitatori provenienti da tutto il mondo e altre piazza del centro storico.  L’organizzazione è del Comune di Santa Margherita di Belice.

L’opunzia ficus è questo il nome scientifico è una pianta generosa in grado di crescere e svilupparsi in condizioni pedoclimatiche davvero singolari. La pianta è stata introdotta in Sicilia dai musulmani del nord Africa, infatti è anche chiamata in botanica Fico di Barberia, mentre la diffusione nel territorio siciliano è stato dovuto grazie ai semi presenti negli escrementi degli uccelli di cui ne vanno matti. In Sicilia la pianta comincia ad essere coltivata razionalmente (in veri e propri impianti) a seguito di interessanti spunti di mercato, soltanto da qualche decennio. E’ da rilevare che finora ha vegetato in forma sparsa ai bordi dei campi (per uso recinzione) o nei dirupi (per la difesa del suolo dall’erosione) o in terreni del tutto marginali. Ma è anche curioso che riesce anche a vivere sui tetti di case abbandonate, sui muri, ecc. I frutti, di forma ovoidale, hanno uno spiccato gusto esotico. Esistono diverse varietà che danno frutti variamente colorati: bianchi (muscaredda); gialli (surfarini); aranciati (moscateddi); rossi (sanguigni). Nel ficodindia, cactacea davvero curiosa, i rami sono formati da cladodi (detti pale) sui quali si formano prima le gemme e poi i frutti. A seconda se la pianta non subisce o subisce la scozzolatura (asportazione dei fiori e dei giovani cladodi alla ripresa vegetativa) si ottiene la produzione dei frutti “agostani” (produzione estiva) o dei “bastardoni” (produzione autunnale). Questi ultimi, detti anche “scuzzulati”, non sono altro che i fichidindia nati dalla seconda fioritura, dopo l’eliminazione dei piccoli frutti della prima fioritura: tale pratica infatti costringe la pianta a fiorire per la seconda volta.

I “ficupala”, invece, sono una degenerazione dei frutti i quali, anziché fruttificare attaccati col peduncolo alla “pala”, vi nascono dentro: si notano così dei piccoli cladodi col fianco ingrossato. In genere i ficupala vengono raccolti quando sono ancora immaturi e vengono appesi al muro per un certo tempo (dove completano la maturazione) prima di essere consumati (si ha così il vantaggio di mangiarli dopo molto tempo).

Una credenza popolare asserisce che il ficodindia in origine fosse una pianta velenosa e che sia stata introdotta dai Turchi per distruggere la popolazione siciliana, ma un miracolo la risanò dando così uno squisito e nutriente frutto. Un’altra credenza afferma che una piccola pala di ficodindia portata al collo guarisce dalla tonsillite.

Nei giorni di vendemmia, alla prima colazione, era d’uso far mangiare molti fichidindia agli operai. E’ questa una “trovata” dei padroni (camuffata da devozione) onde far mangiare agli stessi il minor quantitativo possibile di uva durante le operazioni di raccolta! E’ da ricordare al riguardo che un eccesso di frutti, mangiati a digiuno e senza pane, può creare problemi all’intestino (la classica “ntuppatura”), per via dell’accumulo dei semi.

Curiosa è la storia legata alla scozzolatura: pare infatti che un signore, volendo fare un dispetto al vicino, nottetempo si recò nel campo di questi e gli asportò tutti i fiori dei fichidindia onde impedirgli di mangiare la relativa frutta. Ma la natura, provvida come sempre, si ribellò alla malvagità umana ed emise una seconda fioritura che diede frutti più grossi, benché meno numerosi. I bastarduna, infatti, hanno anche il pregio di maturare tardivamente e quindi di incontrare un mercato più favorevole.

John Galt, scrittore e drammaturgo britannico che visitò l’Isola nel 1808 disse: «In ogni parte voi v’incontrate piantagioni di fichi d’India, in ogni villaggio coperte ne sono le stalle. Se egli porta un paniere, questo non sarà d’altro pieno che di fichi d’India. Ogni asino che la mattina s’avvii alla città, è carico di fichi d’India. Un contadino che in sul far della sera stia sopra una pietra a contar monete di rame, non fa se non il conto di quel che gli hanno prodotto i suoi fichi d’India. Se un genere è cattivo, si dice che non vale un fico d’India, mentre non v’è cosa più squisita al mondo che un fico d’India. Insomma, questa pianta multifunzionale importata dal Messico è umile testimone di tante storie di lunga durata, di cui ha tantissimi estimatori.

Redazione

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