Dal botulino nelle olive, alla salmonella nei mangimi per animali, dall’escherichia coli nella carne al batterio della listeria nel salmone affumicato, e inoltre contaminanti chimici e sostanze allergeniche: nel 2013 sono stati registrati 3136 allerta sanitari legati all’alimentazione, in particolare per pescato, frutta e verdura.
Solo pochi, però, finiscono sui giornali, come il virus dell’epatite A nei frutti di bosco o la presenza, non dichiarata in etichetta, di carne equina in paste ripiene e sughi: due esempi di problemi legati alla mancata tracciabilità dei prodotti. A dirlo è la relazione annuale rischi alimentari notificati dal Sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF) pubblicata sul sito del ministero della Salute.
Secondo il sistema, che richiede azioni immediate nei confronti di prodotti che si trovano sul mercato e possono costituire un serio rischio per la salute, l’Italia è il primo Paese membro per numero di segnalazioni inviate alla Commissione europea, con 534 notifiche (pari al 17%), seguita da Regno Unito, Germania e Paesi Bassi: sintomo di una intensa attività di controllo sul territorio nazionale, in particolare da parte di Nas e Ministero della Salute.
Per quanto riguarda l’origine, invece, l’Italia è il quarto Paese Comunitario per numero di notifiche ricevute, ma l’ottavo se si considerano anche i Paesi Terzi, come la Cina, che, in assoluto, ha ricevuto il maggior numero di notifiche. Il nostro Paese si distingue, in particolare, per allergeni non dichiarati in etichetta. Per quanto riguarda i paesi con maggior numero di segnalazioni per metalli pesanti riscontrati nei prodotti della pesca, come mercurio, cadmio e piombo spicca la Spagna(47).
Dall’analisi dei dati emerge, infine, una diminuzione dell’8,7% delle notifiche trasmesse da parte degli Stati membri. Nel 2012, infatti, erano state 3434.