Un fine estate senza pioggia segnato dal caldo torrido fa temere il peggio agli appassionati cercatori di funghi. E’ quanto afferma la Coldiretti nel mettere in evidenza uno degli effetti dell’andamento climatico anomalo di settembre, dopo un agosto che si è classificato al decimo posto tra i piu’ caldi degli ultimi dieci anni e che inoltre con il 73 per cento di precipitazioni in meno rispetto alla media si attesta all’ottavo posto tra i mesi piu asciutti dal 1800. L’altra faccia della medaglia e che – sottolinea la Coldiretti – sembra proprio avvalorarsi quest’anno quell’antico proverbio popolare che dice “pochi funghi (per mancanza di pioggia), tanta uva bella e tanto buon vino (per tanto sole prolungato)”.
Le attuali condizioni climatiche non aiutano infatti la nascita dei funghi che per essere rigogliosa richiede come condizioni ottimali – precisa la Coldiretti – terreni umidi senza piogge torrenziali e una buona dose di sole e 18-20 gradi di temperatura all’interno del bosco. L’attività di ricerca – afferma la Coldiretti – non ha solo una natura hobbistica che coinvolge in autunno moltissimi vacanzieri e svolge anche una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta un’importante integrazione di reddito per migliaia di “professionisti” impegnati a rifornire negozi e ristoranti di prodotti tipici locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici. Si stima che, in annate normali, i quasi 10 milioni di ettari di bosco che – riferisce la Coldiretti – coprono un terzo dell’Italia possano offrire una produzione di circa 30mila tonnellate tra porcini, finferli, trombette, chiodini e le altre numerose specialità note agli appassionati.
Il cambiamento del clima non ha dunque giocato fino ad ora a favore dei molti cercatori e buongustai che dedicano il proprio tempo libero nelle montagne e nei boschi italiani alla ” caccia “, nel sottobosco o sulle tavole, dei gustosi miceli. A differenza – precisa la Coldiretti – il tempo ha favorito la vendemmia che si prevede ottima dal punto di vista qualitativo e contenuta del 5 per cento su una produzione di 44-45 milioni di ettolitri. Una primavera più calda rispetto alla media e un’estate che ha garantito – continua la Coldiretti – un’ideale alternanza fra temperature calde durante il giorno e fresche durante la notte ha assicurato in generale una buona condizione delle uve. Il caldo torrido di fine estate ha influito sulla resa della raccolta che – conclude la Coldiretti – è iniziata con un anticipo fino a quindici giorni nelle regioni del nord Italia dove per le uve destinate al Franciacorta si e’ addirittura conclusa prima di settembre.
Fonte: Coldiretti