Pipistrelli aumentano in Europa, ma non in Italia

pipistrelliIn Europa le popolazioni di pipistrelli sono aumentate di oltre il 40% fra il 1993 e il 2011, mentre in Italia è ancora allarme, la metà delle specie è a rischio estinzione.  A definire il quadro sullo stato di conservazione di questi animali, importanti bio indicatori, è il primo maxi-studio dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), sulla base dei dati rilevati in Lettonia, Ungheria, Paesi Bassi, Austria, Portogallo Slovenia, Slovacchia, Regno Unito, Baviera e Turingia in Germania.

L’Italia non ne fa parte “perché non ha dati quantitativi sufficienti, non esiste un monitoraggio condotto secondo i criteri dello studio europeo, su scala nazionale” spiega Danilo Russo, docente di Conservazione della natura all’Universita’ Federico II di Napoli. La lista rossa dei mammiferi italiani però parla chiaro: circa la metà risulta in pericolo e una è già estinta (rinolofo di Blasius). Il recupero delle popolazioni non è facile, considerando che i pipistrelli sono longevi (fino a 41 anni) e fanno pochi figli (spesso un solo piccolo all’anno). Per questo ha un valore importante il primo maxi-studio dell’Aea, che ha riunito i dati sulle colonie di 16 delle 45 specie di pipistrelli “europei” basati sulle osservazioni in seimila siti di ibernazione.

Per il direttore esecutivo dell’Aea, Hans Bruyninckx, “è estremamente incoraggiante vedere le popolazioni di pipistrelli in crescita dopo massicci declini storici, significa che politiche mirate di conservazione negli ultimi anni hanno avuto successo”, ricordando allo stesso tempo come “diverse specie sono ancora a rischio, quindi conservare i loro habitat rimane una priorità importante”. Questa ricerca non copre però alcune aree biogeografiche importanti, come quella del Mediterraneo, dove l’allarme per la salute dei pipistrelli non è affatto cessato. “Secondo gli ultimi dati su 35 specie, in Italia una è già estinta (rinolofo di Blasius), circa la metà (16) è a rischio più o meno grave di estinzione, tra cui una (nottola gigante) minacciata in modo critico” spiega Russo. Secondo l’esperto”tra le specie a rischio ce ne sono alcune, come il barbastello, che si rifugiano nelle cavità degli alberi, altre che abitano le grotte (vespertilio di Capaccini) e altre (rinolofo minore), che trascorrono parte del ciclo vitale rifugiandosi negli edifici”. I pipistrelli sono animali sensibili all’alterazione prodotta dall’uomo sull’ambiente. La minaccia numero uno è la riduzione o cattiva gestione dei rifugi, che non sono solo grotte, ma spesso sono edifici e vecchi alberi. Poi c’è il problema dei pesticidi: grandi divoratori di insetti, i pipistrelli finiscono avvelenati. Altra minaccia emergente a livello mondiale è quella degli impianti eolici, che se localizzati in modo sbagliato possono essere letali. In generale in Italia “ci sono diverse osservazioni di colonie un tempo numerose che hanno subito un declino, più o meno forte, alcune sono anche sparite” riferisce Russo. Un bilancio complessivo nazionale però ancora non c’è, non esiste un’agenzia ad hoc come in altri Paesi Ue. Secondo l’esperto “manca un programma di monitoraggio ben strutturato: dovrebbe essere affidato alle regioni, ma servono risorse”.

Redazione

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