Olio: produzione -10%, ma la qualità resta ottima



Mentre i frantoi italiani lavorano già da diversi giorni a pieno regime, la campagna 2011 fa prevedere un calo di produzione nazionale di circa il 10 per cento rispetto al 2010, a fronte di una qualità che si preannuncia eccellente. Se le regioni del Sud “tengono”, è nel Centro-nord che si prefigura un crollo generalizzato. Sono stati il gran caldo e la siccità record della prolungata estate a giocare un ruolo determinante in due direzioni: da una parte scongiurando la presenza dei parassiti, dall’altra abbassando le rese. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, dopo pochi giorni dall’inizio della raccolta.

Si apre, quindi, una stagione all’insegna della qualità per uno dei “fiori all’occhiello” della nostra agricoltura, che oltre a vantare il secondo posto in Europa per la produzione, conta oltre 500 cultivar e 40 denominazioni Dop e Igp. A preoccupare invece – afferma la Cia – è la probabile flessione dei volumi che, se confermata, porterà le cifre di produzione al di sotto delle 500 mila tonnellate, a fronte delle 527 mila dell’anno scorso (Istat). Ma si tratta di un segno meno che è il risultato di una situazione che si presenta molto diversificata da territorio a territorio. Come sempre, sono le tre regioni che da sole producono quasi l’80 per cento dell’“oro verde” made in Italy (Puglia, Calabria, Sicilia) a determinare la stima nazionale. In Puglia, la prima regione produttrice, si registra una campagna complessivamente in lieve diminuzione (tra meno 5 e meno 10 per cento), che però è il risultato di uno straordinario “exploit” nel barese (più 20 per cento), a fronte di cifre molto negative nel Salento, dove la presenza della lebbra ha condizionato l’annata. Ancora: scende del 15 per cento circa la produzione calabrese, mentre aumenta del 10 per cento quella siciliana dove comunque si registrano grandi differenze tra i buoni risultati della parte orientale e il crollo delle province occidentali. La situazione di Centro-Nord e Sardegna è invece unita da pesanti flessioni, anche fino al 35 per cento.

Il caldo e la siccità persistenti hanno influenzato la fruttificazione dell’oliva in modo molto diverso da Sud a Nord della Penisola, garantendo generalmente una qualità particolarmente buona, dovuta alla presenza di frutti molto integri e non compromessi dalla presenza della mosca olearia, l’incubo degli olivicoltori che quest’anno ha risparmiato praticamente tutte le regioni del Meridione. Mentre, d’altra parte, sempre le anomale condizioni meteo hanno spesso provocato uno stress idrico ai frutti, che mediamente rendono meno olio alla spremitura.

Comunque -conclude la Cia- a far ben sperare è un timido aumento dei prezzi dell’olio. Anche se si tratta di cifre ancora lontane dall’essere remunerative, potrebbero comunque incentivare la raccolta rispetto agli anni scorsi, quando in molti casi le olive sono rimaste sugli alberi perché gli alti costi produttivi, insieme alle quotazioni sui campi, in molti casi hanno scoraggiato la raccolta.

Fonte: Confederazione Italiana Agricoltori

Redazione

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