UE: ecco come alcuni Stati membri tramutano i rifiuti in risorsa

La Commissione Europea fa il punto sulla gestione dei rifiuti nei vari Paesi. Con la relazione Ambiente: l’alchimia dei rifiuti – come alcuni Stati membri li tramutano in risorsa, la Commissione Europea fa il punto della situazione sulla gestione dei rifiuti all’interno dei Paesi dell’Unione. Non sorprende che il quadro che ne emerge sia estremamente eterogeneo e che il lavoro da fare sia ancora molto, specie in alcuni Paesi, non ultima l’Italia.

In media, all’interno dell’UE, circa il 40% dei rifiuti viene riciclato o sottoposto a compostaggio, il restante 60% viene smaltito in discarica (circa il 38%) o all’interno di inceneritori (22%).

Analizzando la situazione all’interno dei singoli Stati membri, emergono differenze estremamente significative che, almeno in parte, ripropongono l’idea di un’Europa a due, se non più, velocità. Stando alla relazione pubblicata il 27 marzo da Eurostat, infatti, i Paesi più virtuosi nella gestione, nel recupero e nel riutilizzo dei rifiuti sarebbero quelli dell’area Centro-Settentrionale, mentre nell’Europa dell’Est la percentuale di rifiuti conferiti in discarica sfiora in alcuni casi il 100%. In effetti, analizzando i dati relativi al 2010, emerge come gli Stati membri più avanzati in materia siano Belgio, Danimarca, Germania, Austria, Svezia e Paesi Bassi. In questi Paesi, meno del 3% dei rifiuti urbani viene smaltito in discarica.

Al contrario, in ben nove degli Stati membri (Bulgaria, Estonia, Grecia, Cipro, Lettonia, Lituania, Malta, Romania, Slovacchia), tale percentuale supera il 75% del totale dei rifiuti trattati. Tuttavia, anche i Paesi più ‘virtuosi’, nonostante riciclino in misura maggiore di quanto non facciano gli altri (le percentuali di rifiuti riciclati o sottoposti a compostaggio variano tra il 43% della Danimarca e il 70% circa dell’Austria), si caratterizzano per un uso non trascurabile d’inceneritori (in media circa il 40% dei rifiuti nei sei Stati sopra menzionati). Per quanto riguarda l’Italia, dei 531 kg di rifiuti generati annualmente per persona (la media europea è di 505 kg/persona l’anno), circa il 95% viene trattato: di questa porzione più della metà finisce in discarica, il 15% viene trattato all’interno di inceneritori e solo il 34% viene riciclato o sottoposto a compostaggio.

La relazione pubblicata dalla Commissione Europea enfatizza inoltre come i Paesi più all’avanguardia nella gestione dei rifiuti abbiano ottenuto simili risultati grazie alla combinazione di diversi strumenti politici. Anzitutto l’introduzione d’imposte e divieti sulle discariche e sugli inceneritori; ma anche sistemi di ‘paga quanto getti’ che si sono rivelati particolarmente efficienti nel prevenire la produzione di rifiuti e incoraggiare i cittadini a partecipare alla raccolta differenziata. Inoltre l’introduzione di meccanismi di responsabilizzazione dei produttori ha consentito a vari Stati membri di raccogliere e ridistribuire i fondi necessari a migliorare la raccolta differenziata e il riciclaggio.

Tuttavia è la stessa UE a rimarcare che per raggiungere gli obiettivi previsti nella normativa europea in materia di rifiuti e di impiego efficiente delle risorse, tali strumenti debbano essere generalizzati a tutti gli Stati membri. L’UE ha pertanto annunciato che, nel contesto del riesame degli obiettivi dell’Unione in materia di rifiuti, vaglierà l’ipotesi di rendere obbligatorie alcune di queste misure. Sulla stessa linea di pensiero, la Commissione Europea prevede di inserire la buona gestione dei rifiuti fra le condizioni per l’ottenimento di determinati fondi europei.

In generale, dunque, così come esplicitamente dichiarato da Janez Potonik, Commissario per l’Ambiente, la strategia europea è quella di puntare su “l’attrattività economica della prevenzione, del riutilizzo e del riciclaggio mediante strumenti economici selezionati” per sfruttare il “valore dei rifiuti”. In effetti, stando ai dati pubblicati dalla Commissione, nel 2008 il settore della gestione dei rifiuti e del riciclaggio nell’UE ha realizzato un fatturato di 145 miliardi di euro per un totale di circa 2 milioni di posti di lavoro. La piena attuazione della politica comunitaria sui rifiuti potrebbe creare altri 400.000 posti di lavoro nel Vecchio Continente, incrementando di 42 miliardi di euro il fatturato annuo del settore.

Sebbene sia difficile non condividere il concetto, sponsorizzato da Bruxelles, del rifiuto come risorsa, appare tuttavia necessario riflettere sugli strumenti economici selezionati al fine di promuovere tale visione. Al di là dei ben noti strumenti di tassazione e di disincentivo a inquinare, sarebbe infatti opportuno rimarcare l’importanza di misure di incentivo che mirino ad accrescere la consapevolezza dei singoli individui sulla convenienza (sociale, ma anche economica) della prevenzione, del riutilizzo e del riciclo. Ci si riferisce, anzitutto, a misure come il vuoto a rendere che, sebbene estremamente semplici tanto a livello concettuale quanto pratico-organizzativo, si dimostrano però utilissime al fine di promuovere modelli di consumo responsabile tra la cittadinanza. Puntare, cioè, non solo sulla coattività del ‘paga quanto getti’, ma anche sulla proattività del ‘risparmia quanto riutilizzi e ricicli’. In questo modo i cittadini diventerebbero soggetti attivi nella valorizzazione della risorsa-rifiuto. Appare dunque fondamentale il sostegno ad attività innovative in questi campi, così come a quelle d’informazione sulle modalità di smaltimento dei rifiuti, di ‘formazione’ a un consumo responsabile e di diffusione di buone pratiche. La strada da fare per ottenere ‘oro dalla spazzatura’ è ancora lunga, ma forse nel frattempo possiamo ispirarci a una metafora più antica e aspirare a far crescere fiori dal letame. In questo caso non ci sarebbe bisogno di miracoli né trasformazioni, basterebbe solo saper piantare il seme. Senza dimenticare che sebbene sia prezioso, anche dall’oro, come dai diamanti, non nasce nulla.

Fonte: il Cambiamento.it

Redazione

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