E’ troppa l’acqua che si perde nelle reti idriche, ormai dei veri e propri colabrodo. E nonostante questo nelle metropoli se ne riesce a sciupare ogni giorno fino a 400 litri per abitante, a fronte di una media nazionale di consumo che supera di poco i 200 litri a testa. Questo l’allarme lanciato dal forum sull’acqua ‘Fino all’ultima goccia’, organizzato dal Consiglio nazionale dei geologi a Roma. Si tratta – spiega il presidente Gian Vito Graziano citando dati Istat – di “una dispersione del 35% che ogni anno costa 200 milioni di euro, anche se per le riparazioni delle infrastrutture una stima prevede una spesa che va da 40 a 64 miliardi di euro”.
In Italia si consumano in media tra i 215 e 230 litri pro-capite al giorno (in Europa si va da 30 fino a 600), anche se nelle aree interne della Sicilia si scende a 150 litri a testa. Il 33% non ha accesso in modo sufficiente alla risorsa idrica, mentre il 32,8% non beve l’acqua del rubinetto. La suddivisione dell’uso dell’acqua vede in testa l’agricoltura con il 67%, seguita dall’industria con il 18% e dagli usi domestici con l’8%. Al loro interno l’agricoltura che ‘beve’ di più è quella del nord Italia (80%), appena l’1,4% il centro, e il 4,2% per il sud. Quello che preoccupa, aggiunge Graziano, per le industrie è “l’indirizzo” di sviluppo: adesso consumano circa 5 miliardi di metri cubi ma dovrebbero arrivare a questo ritmo a 13 miliardi. Tra gli usi domestici quello più idrofilo é lo sciaquone del bagno (28% del totale), seguito dall’acqua usata per la pulizia personale (23%) su cui pesa per 1/3 lo spreco del rubinetto aperto lavandosi i denti.
Il presidente Graziano stila poi una classifica delle priorità per il nostro Paese: al primo posto “la difesa del suolo”, poi “la riforma urbanistica” e “i piani di difesa delle acque” contro “l’inquinamento e il ripristino ambientale delle falde” come, per esempio, quella “del fiume Po, la più importante d’Italia, che è totalmente inquinata”.
Nei Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo la disponibilità d’acqua arriva al 66% per i Paesi della sponda nord (Italia, Spagna, Francia), al 24% per quelli della sponda est (Turchia, Israele, Cipro) e al 10% per gli stati africani. In tutto il Mediterraneo l’uso maggiore di acqua viene impiegato per l’agricoltura (82%), a seguire l’industria (10%) e gli usi domestici (8%).