di Giuseppe Consiglio
Il capitale naturale costituisce la più importante fonte di ricchezza e benessere per l’umanità. Si stima che ben il 40% dell’economia mondiale e l’80% dei fabbisogni delle aree meno sviluppate del globo, dipendano in maniera diretta dalla possibilità di attingere a risorse di tipo biologico. La Banca Mondiale lo definisce come l’insieme completo dei beni naturali, ossia organismi ed esseri viventi, il suolo e le risorse geologiche, le risorse idriche, l’aria, tutti quegli elementi, insomma, che concorrono a garantire la possibilità di accedere a beni e servizi di cui l’uomo necessita. I beni e i servizi che l’uomo può ottenere dal capitale naturale afferiscono a 4 tipologie di “categorie ecosistemiche” sintetizzabili nei seguenti 4 punti:
1. approvvigionamenti, da intendersi come cibo, acqua potabile, materiali e combustibili;
2. regolazione, ossia il processo di depurazione delle acque, quelli di impollinazione e di controllo dalle infestazioni;
3. supporto alla vita e cioè la presenza di nutrienti e di creazione del suolo;
4. valori culturali come quelli estetici, spirituali, educativi e ricreativi.
Alcune di queste categorie fanno riferimento a beni e servizi prodotti esclusivamente attraverso il capitale naturale mentre altri derivano dalla combinazione di quest’ultimo con il capitale umano, sociale, manifatturiero e finanziario. Agricoltura e silvicoltura, sono i due comparti che possono interagire con il capitale naturale. Le articolate relazioni che contraddistinguono il capitale umano e quello naturale, rendono i sistemi agricoli e silvicoli strettamente interconnessi con i sistemi naturali. La generazione e rigenerazione del suolo come anche la cadenza con cui si verificano le piogge in un dato contesto, sono con ogni evidenza servizi che il capitale naturale offre al settore agricolo il quale ricambia con un altrettanto variegata tipologia di servizi di tipo ecosistemico come la depurazione dell’atmosfera o la tutela e conservazione del paesaggio. La questione centrale del dibattito scientifico in corso riguarda la tipologia di percorsi e modelli di sviluppo che vanno adottati per ridurre al minimo gli impatti che l’agricoltura può avere sul capitale naturale. Consumo di risorse idriche, erosione e sovra-sfruttamento del suolo, rilascio di agenti inquinanti: sono questi gli elementi attraverso cui l’agricoltura impatta sul capitale naturale. Le proposte sono due e propongono altrettanti modelli contrapposti: il primo è quello incentrato sull’intensificazione sostenibile e propone di abbinare a una tipologia di agricoltura caratterizzata da alti livelli di produttività, di tipo intensivo e super-intensivo combinati ai principi di sostenibilità e che potrà ottenersi impiegando il massimo della conoscenza scientifica, l’altro punta alla diffusione dell’a agro-ecologia che prospetta un mutamento ontologico del sistema agroalimentare che intende favorire l’applicazione della scienza ecologica allo studio, progettazione e gestione degli agro-sistemi contraddistinto da una riduzione nell’utilizzo dei prodotti chimici valorizzando i processi di rigenerazione interni. Si tratta di due modelli differenti che offrono risposte alternative alle sfide che l’agricoltura deve sostenere nel terzo millennio e che prevedono la necessità di abbinare alla sostenibilità nell’utilizzo delle risorse a al crescente fabbisogno alimentare globale.