La piccola e profumatissima fragolina della specie Fragaria Vesca, da decenni coltivata nelle campagne tra Sciacca e Ribera, ha conosciuto un periodo di splendore tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70, consentendo a molte famiglie di agricoltori di essere giustamente ricompensate per le difficoltose e laboriose operazioni colturali, eseguite rigorosamente a mano.
Aromatica e molto profumata, dai piccoli frutti di colore rosso intenso, la fragolina di Sciacca ha una stagione di raccolta relativamente breve, dai primi di aprile fino alla prima decade di giugno, ed è coltivata nelle campagne della provincia di Agrigento, ricadenti nei Comuni di: Sciacca, Menfi, Ribera e Caltabellotta.
Da qualche decennio, tuttavia, a causa della concorrenza e degli elevati costi di produzione, in particolar modo per i costi della manodopera, molte aziende hanno preferito abbandonare questa coltivazione. Oggi, le aziende che producono questo prelibato e particolarissimo frutto, sono solamente 40, di cui 30 in territorio di Sciacca, con una superficie coltivata di 5.80.00 ettari, 5 aziende in territorio di Ribera, con una superficie di 1.80.00 ettari, 3 aziende in territorio di Caltabellotta, con una superficie di 0.55.00 ettari e 2 aziende in territorio di Menfi, con una superficie di 0.30.00 ettari. Sono solamente 2 le aziende di trasformazione, che producono confetture.
Al fine di facilitare le operazioni colturali, in particolare la raccolta e la scerbatura e, quindi, incentivare gli agricoltori a riprendere la coltivazione della fragolina nel territorio, i tecnici della SOAT di Sciacca, in collaborazione con l’Istituto di Orticoltura dell’Università di Palermo coordinato dal Prof. Fabio D’Anna, portano avanti da due anni una prova sperimentale di coltivazione della fragolina su due bancali a piena terra.
Sede della sperimentazione è l’azienda agricola Arone di Valentino, ubicata nella fascia costiera del territorio di Sciacca, in località Raganella.
Il terreno dell’azienda è ascrivibile alla tipologia “terre rosse mediterranee” con tessitura di medio impasto, leggermente sabbioso, con giacitura pianeggiante.
Ognuno dei bancali utilizzati per la prova è lungo m. 30, largo m.1.5 ed alto cm. 80, con una superficie utile di 45 metri quadri, realizzato con strutture modulari costituite da lastre e pilastri prefabbricati in cemento e riempiti con terreno proveniente dallo stesso luogo su cui insistono.
Accanto ai due bancali è stato impiantato un fragoleto in pieno campo, al fine di consentire l’effettuazione di un confronto e verificarne facilmente le differenze.
Gli impianti di fragoleto sono stati realizzati con densità di piantine e con impianto d’irrigazione tradizionali nella zona per la coltura della fragolina a terra ( ala gocciolante a 30 cm. e sesto cm. 50 per 50) e concimati con organico pellettato e minerale. Le operazioni colturali dell’im
pianto su bancali sono state identiche a quelle eseguite ordinariamente nella coltivazione in pieno campo.
Nel secondo anno di prova, i due bancali sopraelevati sono stati protetti dai venti con strutture costituite da tunnel realizzati con comuni archi in lamierino zincato e film in PE termico, fissato in modo da consentire una buona areazione consentendo, altresì, una buona salvaguardia dagli agenti atmosferici avversi, quali la grandine e la pioggia.
I risultati emersi nel biennio di prova sono stati decisamente positivi.
Dall’esame del conto colturale si evince una maggiore produttività e redditività della coltura in bancali rispetto alla coltivazione della fragola a terra. In particolare, dal punto di vista agronomico, la coltivazione in bancali ha evidenziato una maggiore permeabilità e drenaggio del terreno e, pertanto, una migliore resistenza delle piante all’asfissia ed al marciume, che generalmente affliggono i fragoleti durante l’inverno.
Riguardo all’efficienza produttiva va evidenziato che tutte le operazioni colturali sono eseguite comodamente in piedi, e non piegati sulle ginocchia; ciò consente di effettuare agevolmente sia la scerbatura che, soprattutto, la raccolta dei frutticini. Pertanto, il tempo impiegato per effettuare la scerbatura è notevolmente ridotto, mentre il quantitativo giornaliero raccolto da un singolo operatore risulta incrementato di circa il 30-40%.
I risultati ottenuti dalla sperimentazione sono stati evidenziati dal Prof. Fabio D’Anna e dal tecnico della SOAT di Sciacca Michele Bono nel corso di una giornata di campagna che si è svolta il 18 maggio 2012.
I numerosi agricoltori che vi hanno partecipato hanno mostrato grande interesse verso questa innovazione ed in particolare, alcuni di essi sono in procinto di realizzare l’impianto presso la propria azienda, con buone prospettive per la rinascita della fragolina di Sciacca.