La moria di diavoli della Tasmania che sta dilagando in alcune aree dell’isola australiana ha, tra i suoi effetti, quello di aver modificato la catena alimentare. E a farne le spese è il quoll orientale, sempre più spesso preda dei gatti selvatici. L’analisi del fenomeno emerge da uno studio di prossima pubblicazione sulla rivista Current Biology.
Dal 1996 il diavolo della Tasmania, il più grande marsupiale carnivoro vivente, è stato colpito da un tumore facciale che si trasmette per via virale. Nelle aree in cui la malattia si è diffusa, le popolazioni di diavoli si sono ridotte del 95%, si legge nello studio dell’università della Tasmania, anticipato da National Geographic.
Nelle stesse aree in cui i diavoli sono quasi scomparsi, gli esperti hanno registrato un ”rapido declino” del quoll orientale, conosciuto anche come gatto marsupiale maculato. Il fenomeno, spiegano gli studiosi, si deve a un cambiamento della catena alimentare. I diavoli, in cima alla catena, predano i gatti selvatici, che a loro volta danno la caccia ai quoll.
Venendo meno i diavoli, le popolazioni di gatti selvatici sono cresciute velocemente facendo sempre più vittime tra i quoll.
”Negli ecosistemi di tutto il mondo – si sottolinea nello studio – il vertice della catena alimentare svolge un ruolo chiave. La sua tutela, o la sua reintroduzione, è fondamentale per la conservazione di molte specie vulnerabili”.