Agriturismo in Sicilia: il cuoco templare delle “Sacre Pietre”

I territori rurali, scrigni di cultura e di saperi, sono caratterizzati dalla vitalità di alcuni personaggi di cui difficilmente, dopo la loro conoscenza, riesci a dimenticarli.

Al pari della bellezza ambientale, artistica e storica, questi uomini fanno parte della monumentalità territoriale, al punto di essere parte integrante dello stesso territorio.

Vincenzo Pitruzzello è una delle risorse “monumentali” della Valle dell’Anapo.

Difficile sfuggire ai suoi occhetti vispi di colore verde che continuamente ti tengono sotto osservazione; come personaggio di campagna gli fanno compagnia un inseparabile cappellino di lana, un baffo che mimetizza il suo pronunciato naso e il toscanello, vista la facilità come lo muove, sembra che siano cresciuti insieme.

Per 37 anni ha lavorato per la “Esso” di Agusta, fin quando, raggiunta l’età di pensione, si è ritirato nella sua azienda di famiglia ed insieme alla moglie Nunzia, consulente finanziaria, nel 1997 hanno dato vita all’azienda agrituristica “Sacre Pietre”, una struttura ricettiva per il turismo rurale, culturale e ambientale.

Vincenzo è considerato un “templare” del territorio, costituito dalla Valle dell’Anapo e dalla Necropoli di Pantalica, due gioielli naturalistici, storici e culturali che il mondo ci invidia. Il fiume Anapo percorre la parte sud orientale della Sicilia, il cui nome, in greco, significa invisibile, per il fatto che in molti punti del suo percorso s’ingrotta nel sottosuolo. I fiumi Ciane e Anapo sono legati da una leggenda, che si ricollega al mito di Kore e del suo rapimento ad opera di Ade.

Nel tentativo di evitare la fuitina ad opera del dio degli inferi con Kore, figlia di Zeus e di Demetra, la ninfa Ciane si aggrappò al cocchio di Ade, il quale, furibondo la percosse col suo scettro trasformandola in una doppia sorgente dalle acque color turchino, in Greco cyanos. Il giovane Anapo, innamorato della ninfa Ciane, vistosi liquefare la fidanzata, si fece mutare anch’egli nel fiume che ancor oggi, al termine del suo percorso si unisce nelle acque al Ciane, per versasi nel Porto Grande di Siracusa.

Il fiume nasce dal monte Lauro, e nel suo percorso ha creato, per erosione, la suggestiva conformazione a canyon della famosa necropoli di Pantalica, la più grande d’Europa (XIII-VIII a.C.), roccaforte inattaccabile per le popolazioni che l’abitarono e di cui lo scrittore Vincenzo Consolo, nel suo romanzo Le pietre di Pantalica, indica l’altopiano come una metafora del cammino dell’uomo. Le celle funerarie ricavate nella roccia che ricoprono le pareti a strapiombo, costituiscono un luogo sacro. Nel 2005, Pantalica è stata insignita, assieme al centro storico di Siracusa, del titolo di Patrimonio dell’UNESCO.

La Valle dell’Anapo è accessibile da due varchi collegati tra di loro, Sortino e Ferla.


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Vincenzo insieme con Nunzia, “sacerdote e sacerdotessa”, consapevoli della sacralità del luogo lo custodiscono salvguardandolo e rispettando l’intero paesaggio. La loro produzione agricola segue un rigido controllo delle concimazioni e dei vari interventi colturali per escludere qualsiasi intromissione chimica o geneticamente modificata.

Non a caso il logo aziendale è rappresentato dalla Coturnice Siciliana (Alectoris greca whitakeri) come ulteriore impegno alla salvaguardia e al miglioramento ambientale.

A tal proposito, agli ospiti e ai dipendenti, viene dato un decalogo che li responsabilizza alla conservazione dell’ ambiente e al rispetto della natura circostante.

Il nostro templare è anche il cuoco dell’agriturismo, un cuoco particolare che tende a precisare: – Ogni piatto presentato ai nostri ospiti ha la finalità di proporre i sapori della nostra terra secondo le antiche tradizioni locali; la qualità e la genuinità dei nostri prodotti sono garantiti perché provengono prevalentemente dalla nostra azienda agricola o da fornitori locali di fiducia. I piatti sono conditi con olio extravergine d’oliva dei monti Iblei che dà un peculiare risalto ad ogni sapore e profumo –.

Una cucina spontanea che Vincenzo propone con orgoglio e classe che scaturisce da accorte fantasie gastronomiche mediterranee: frittatine con verdure ed ortaggi locali, caponata, polpettine con finocchietto selvatico fresco, melanzane, peperoni, olive, formaggi freschi, salsiccia secca, gelatina di maiale ecc., tutto nel rispetto della stagionalità. I primi e secondi sono l’espressione gastronomica di una cucina prettamente territoriale dove prevalgono ortaggi e piante fitoalimurgiche del territorio. Tra i suoi piatti classici troviamo la pasta al senape, con i tenerumi, con gli asparagi, ecc.

Quando arriva alla pasta col pomodoro inizia la sua disquisizione di un quarto d’ora che termina con l’assunto: – …preparare la pasta al pomodoro è un arte -. Le carni, maialino locale, agnello, ragù al basilico sono tutti accompagnati dall’immancabile finocchietto selvatico di cui Vincenzo sostiene che:- da sempre  è servito per purificare le “Sacre Pietre.

L’azienda vende anche alcuni prodotti di propria produzione, dove l’arancio della varietà “ovale calabrese” la fa da padrone. Poi si trova l’olio extravergine d’oliva della varietà Tonda Iblea, miele, erbe aromatiche, olive tondaiblea, mandorle, carrubi, ecc. Le camere dell’agriturismo sono immerse nel verde intenso dell’aranceto il cui profumo di zagara concilia il sonno e lenisce le fatiche. Il luogo è allietato dal trastullo del fiume Anapo che debolmente e deliziosamente, di tanto in tanto, ci riporta alla realtà. Luoghi sacri, ameni, mitologici, che Vincenzo e Nunzia custodiscono come la propria casa, al punto che l’ospite che ha la fortuna di trascorre qualche settimana alle “Sacre Pietre”, non si accorge di essersi allontanato dalla propria abitazione.

Azienda agrituristica “Le Sacre Pietre”
c.da Fusco – Valle dell’Anapo – 96010 Sortino (SR)
Cell. 339446996 – 0931 954798

http://www.sacrepietre.it – info@sacrepietre.it

 

 

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