Sahar Gul

sara1Venduta dal fratello, a soli 12 anni al soldato Gulam Sakhi per un matrimonio forzato al prezzo di cinque mila dollari e, subito dopo, costretta a prostituirsi. E, poichè si rifiutava,  è stata torturata  per cinque mesi all’interno di una cantina, dove era stata richiusa dai suoceri. incatenata e picchiata, bruciata con tubi di metallo rovente e graffiata con le unghie. Alla fine del suo calvario, la ragazzina non riusciva più a camminare. La giovane era arrivata in un ospedale di Kabul, nel dicembre del 2011, gli occhi talmente gonfi di botte da essere semi-chiusi, il collo tumefatto, un orecchio bruciato da un ferro da stiro, il corpo così debilitato da essere costretto su una sedia a rotelle, le mani ricoperte di croste nere al posto delle unghie strappate dai suoi torturatori. Sono a decine le storie di violenza sulle donne in Afgnanistan. Tre a Herat, un’altra è stata uccisa dal marito a Kost e l’elenco potrebbe continuare: Storai, impiccata dal marito perché aveva dato alla luce una terza bambina, il marito è libero; Muntaz e le sue sorelle, attaccate con l’acido perché lei rifiutava un matrimonio  forzato;  Quamar Gul stuprata da due uomini ed ora in carcere con l’accusa di adulterio, Nazim stuprata da due zii, ovviamente liberi; Aziza, 14 anni rapita e stuprata per 20 giorni, tornatra a casa ha denunciato il fatto, ora lei e la sua famiglia temono ritorsioni, visto che i responsabili sono ancora liberi; Sima, una insegnante uccisa dal fratello a coltellate  a Baghlan perché lavorava fuori casa; Sadaat 15 anni si è data fuoco perché costretta asposarsi con  uno più vecchio di lei che sistematicamente la picchiava e torturtava, è stata salvata ma nessuno sta pagando per ciò che ha subito. Un ultimo caso nella nostra civilissima Bologna dove un uomo afgnano è stato condannato per direttissimas ad un anno di relusione per avere costretto la moglie sedicenna ad ingurgidare detersivo ed a tenerla reclusa in casa. Se la condanna a 10 anni dei torturatori di Sahar Gul era stato interpretata come un importante passo in avanti nella tutela dei diritti delle ragazze, tutto rischia di venire vanificato. Dopo la condanna, qualche mese fa,  un tribunale ha ordinato il rilascio dei tre responsabili dei suoi abusi. Il motivo? Secondo i giudici non c’era alcuna prova di abuso.  Per l’avvocato di Sahar Gul la liberazione rappresenta uno scandalo: “In Afghanistan  la giustizia è un fallimento sistematico. Al centro c’è soltanto la corruzione, non so come sia possibile giustificare quanto è stato fatto a questa bambina”, spiega. Ma a preoccupare sono anche le modifiche al codice penale: i sostenitori delle battaglia delle donne hanno spiegato come i cambiamenti possano avere come conseguenza l’annullamento di tutti i casi di violenza. A causa di una disposizione che modifica le norme sulla possibilità per i parenti di venire sentiti come testimoni. La Camera bassa del Parlamento afghano ha appena approvato un progetto di legge che vuole vietare ai familiari degli imputati di testimoniare nei processi. Questo impedirebbe a innumerevoli donne e bambine di ottenere giustizia.  Già in passato la Camera alta ha rigettato leggi contro le donne e oggi alcuni importanti funzionari dicono che una forte mobilitazione internazionale  potrebbe spostare gli equilibri e aiutare a fermare il progetto di legge prima che si arrivi al voto. Noi possiamo contribuire firmando la petizione rivolta ai membri della Camera alta dell’Assemblea Nazionale afghana e al presidente del Comitato Legislativo, Malawi Ghulam Muhiuddin Monsef:

https://secure.avaaz.org/it/justice_for_afghan_women_loc/?bUFFVab&v=28349

Ora che frequenta la scuola, Sahar Gul sta coraggiosamente ricostruendo la sua vita: sogna di guidare, un giorno, un’organizzazione per i diritti delle donne. La sua forza di spirito incarna la speranza per un futuro migliore per le donne e le ragazze non solo in Afghanistan ma in tutto il mondo. Sosteniamola.

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