Clima: una estate torrida

La temperatura media globale sulla terra durante l’estate 2012 è stata la piu’ elevata mai registrata prima con un valore di ben 1,03 gradi celsius superiore alla media. Lo ha reso noto la Coldiretti in occasione dell’Assemblea programmatica degli Stati Generali della Green Economy organizzata in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, sulla base dell’analisi dei dati del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Uno studio che – sottolinea la Coldiretti – evidenzia una accelerazione nei cambiamenti climatici in atto sulla terra con l’estate 2012 che sorpassa il precedente primato del 2010 mentre il 2011 scivola al quarto posto, dal lontano 1880 quando sono iniziate le rilevazioni. Il record assoluto di quest’anno è la combinazione – spiega la Coldiretti – della seconda estate piu’ calda (giugno-agosto) sulla terra nell’emisfero nord e della nona nell’emisfero sud con valori di temperatura eccezionali che si sono registrati negli Stati Uniti ed in Canada, nei paesi del sud e dell’est Europa, in Kazakhistan e in Siberia dell’est. L’anomalia – sottolinea la Coldiretti – è solo leggermente meno evidente se si considera la media combinata delle temperature della terraferma con quella degli oceani che si classifica “solo” al terzo posto tra le piu’ alte di sempre. La tendenza al surriscaldamento – continua la Coldiretti – è evidente anche in Italia dove l’estate si è classificata al secondo posto tra le piu’ calde da 210 anni facendo registrare un’anomalia di 2,32 gradi in piu’ rispetto alla media, secondo Isac Cnr.

Sul piano ambientale secondo il NOAA gli effetti del clima si sono fatti sentire con lo scioglimento record dei ghiacciai con l’estensione del ghiaccio negli oceani dell’emisfero nord che ha raggiunto il valore minimo da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1972 con una superficie ad agosto 2012 di 4,72 milioni di chilometri quadrati, ben il 38,46 per cento in meno della media. A preoccupare sul piano produttivo è stato invece il crollo record dei raccolti agricoli. La vendemmia non è mai stata così avara e la produzione mondiale di vino è scesa ai minimi da quando sono iniziate le rilevazioni con appena 256,1 milioni di ettolitri, il 6 per cento in meno rispetto allo scorso anno. Il record negativo è il risultato dei crolli nei raccolti fatti registrare in Francia dove – sottolinea la Coldiretti – si stimano 44,1 milioni di ettolitri di vino con un calo medio del 14 per cento rispetto allo scorso anno, anche per effetto del crollo del 26 per cento per lo champagne mentre in Italia, a causa del caldo torrido e della siccità, il risultato della vendemmia è stimato pari a 40,5 milioni di ettolitri, in calo del 5 per cento. A rendere ancora piu’ negativo il quadro è la situazione in Spagna dove la produzione è stimata in 35 milioni di ettolitri (- 8,6 per cento) e contribuisce a peggiorare il bilancio nell’Unione Europea dove si prevedono appena 147,9 milioni di ettolitri (-10 per cento), un quantitativo mai registrato prima. Non va meglio – continua la Coldiretti – per i raccolti di cereali la cui produzione mondiale, secondo le ultime previsioni della Fao, nel 2012 sarà intorno ai 2295 milioni di tonnellate, 52 milioni di tonnellate in meno, un calo del 2,2, rispetto al 2011. Questo ribasso riflette soprattutto la minore produzione di mais che si stima nel 2012 sarà di 864 milioni di tonnellate, 20 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2011 a causa della siccita’ nelle campagne che hanno colpito gli Stati Uniti, i Balcani e il Mar Nero, ma anche l’Europa dove la produzione stimata è di 58,1 milioni di tonnellate di mais per effetto del crollo in Italia (-30 per cento), Ungheria e Romania.

Il risultato è stato una forte instabilità dei prezzi della principali materie prime agricole che stanno provocando – sostiene la Coldiretti – effetti sui mercati internazionali dove con i rincari si prospetta una ripresa dell’inflazione, ma è allarme anche per il commercio internazionale con il rischio di mancata consegna delle forniture con effetti drammatici – afferma la Coldiretti – sul piano della disponibilità di cibo nei paesi poveri e della sicurezza sociale in paesi come la Libia o l’Egitto dove si teme il ritorno della guerra del pane. “Una situazione che conferma l’importanza che l’Italia difenda e valorizzi il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile in una situazione in cui già adesso circa la metà dei prodotti alimentari sono importati”, sostiene il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Il 46 per cento degli italiani è infatti preoccupato che la produzione di cibo non sia sufficiente a soddisfare il fabbisogno della popolazione anche per effetto del calo delle terre coltivata, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Eurobarometro. La preoccupazione degli italiani – conclude la Coldiretti – è superiore a quella della media dei cittadini europei che si ferma al 43 per cento anche se i piu’ allarmati sono i greci con il 94 per cento, i più colpiti dalla crisi tra gli europei.

Redazione

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